LUCA DA LEIDA

Uomo di cultura europea e viaggiatore. Ebbe occasione di visitare Brescia alla metà del '600. Più che dai monumenti cittadini, egli è attratto dal carattere bresciano, così come gli appare, di cui traccia un deciso profilo.

LI BRESCIANI


Li Bresciani sono di buon ingegno, si affaticano volontieri, attissimi guastatori, né di facile si domenticano di benefici, amano le donne timide, hanno lingua assai rozza, come ancora li Bergamaschi, sono però inclinatissimi all'armi, gl'ingegni loro sono suttili, e sono grati alli benefattori, le donne sono grandemente intente alla parsimonia e sono di bellezza assai gentile, hanno gran libertà di parlare, gli huomini attendono al coltivare de' campi, alla fabbrica de' panni, a fabbricar armi e saperle maneggiare e far mercantia.

Siano queste cose dette della gente mediocre e bassa e di campagna.

Ma la nobiltà della quale abbonda quella celebre città, molto più cura una spada e un archibugio che un Aristotile o un Bartolo; il cavalier bresciano è di grand'animo e splendido, e perché è ricco molto, spende moltissimo in alimentar gente di bravura e in vestire superbissimo, le inimicie fra loro sono rare, ma fiere e durabili, perché godono delle vendette atroci; amano li stranieri, e tanto più se spiritosi, e dove l'occasione non porge loro di potersi insanguinare ne gl'inimici, spargono con diletto il sangue delle fiere professandosi buoni cacciatori.