Ritratto di Alessandro Volta, iniziatore dell'era dell'elettricità.
Sotto,
il maglio ed il "maister" (il maestro) delle Officine Franchi Gregorini di Lovere (Bergamo) nell'anno 1900.
Dipinto di Giovanni Migliara raffigurante un "Interno di filanda", prima metà dell'Ottocento.
L'evento del sistema industriale di fabbrica in Italia presenta caratteristiche storiche molto peculiari. Con il mulino da seta, una macchina che richiede numerosa forza-lavoro e movimenti uniformi e continuativi, anticipa i tempi di un paio di secoli;
d'altra parte il primo altoforno a coke viene inaugurato agli inizi del Novecento, due secoli dopo rispetto a quanto verificatosi in Inghilterra. La storia economica del nostro paese, dopo la lenta dissoluzione del sistema corporativo cittadino, è caratterizzata da una lunga fase protoindustriale in cui il panorama è dominato dall'industria rurale a domicilio, controllata da intermediari che distribuivano il lavoro nelle campagne.
Un vincolo fondamentale per lo sviluppo delle abbriche, e quindi del proletariato industriale, è certamente costituito dalla totale dipendenza dall'energia idraulica, per tutto l'Ottocento principale forza motrice di ogni tipo d'industria. Uno scienziato italiano, Alessandro Volta (1745-1827), aveva posto le premesse per cambiamenti straordinari grazie all'invenzione della "pila" – scoperta resa pubblica il 20 marzo 1800 – ma sarebbero occorsi alcuni decenni e successive invenzioni, tra cui quelle di Pacinotti e Galileo Ferraris, perché l'energia elettrica potesse rivoluzionare la tecnica industriale e la vita quotidiana.
Il forno da ferro di Tavernole sul Mella (Brescia), un esempio di sito industriale di lunga durata.