Dall'alto:
veduta d'insieme degli Stabilimenti chimici Carlo Erba di Milano, prima metà del XX secolo;
laboratorio per ricerche chimico-scientifiche della Società Montecatini, anni Trenta.
Giulio Natta, autore di fondamentali scoperte nella chimica applicata.
Manifesto pubblicitario per l'utilizzo di preparati chimici in campo agricolo, anni Trenta.
Le torri per il recupero del benzolo nello stabilimento Montecatini di San Giuseppe di Cairo (Savona).
La più importante azienda chimica italiana è stata la Montecatini: fondata nel 1888, assunse grande sviluppo sotto la direzione di Guido Donegani (1877-1947), che ne fece l'azienda leader nella chimica industriale.
Dopo la prima guerra mondiale la Montecatini sviluppò sul piano industriale il processo, messo a punto da Giacomo Fauser (1892-1971), della fissazione dell'azoto atmosferico per produrre azoto sintetico con procedimento elettrolitico (sintesi dell'ammoniaca).
A partire dagli anni Venti l'industria chimica italiana attraversò una fase di forte espansione.
Ricerca e produzione avevano avuto un notevole incremento per le necessità della guerra mondiale. Di particolare rilievo fu l'apporto di tecnici e scienziati come Fauser, Luigi Casali, Giulio Natta; le maggiori società si dotarono di laboratori di ricerca, dalla Montecatini alla Snia Viscosa, dalla BPD all'Anic.
Un settore in rapida espansione fu quello dei coloranti, strettamente intrecciato agli esplosivi, ma anche ricerche come quelle sulla gomma sintetica (Ferrara), daranno frutti importanti nel secondo dopoguerra.
Negli anni Trenta la Montecatini e la Snia Viscosa
dominano la ricerca ed il mercato della chimica: la prima per le piriti, gli anticrittogamici, l'acido solforico e cloridrico, ecc., la seconda per la cellulosa da piante nazionali, la gomma sintetica e le fibre artificiali e per quelle derivate da prodotti naturali, come il lanital, ricavato dalla caseina ad opera del tecnico bresciano Antonio Ferretti.