COMITATO DI PUBBLICA DIFESA.
Brescia, 29 marzo 1849.
Cittadini!
Questo Comitato, inteso soltanto a far la guerra all'Austriaco, tacque finora a voi le questioni politiche che si stavano agitando in Italia, e specialmente in Piemonte, onde i Bresciani non pronunciasssero che un solo grido: fuori lo straniero, viva l'indipendenza . Ormai però agli eventi politici fu tolto il velo del dubbio, e la verità luminosa risplende. Non potendo perciò aver luogo questione in argomento, la cognizione dei fatti politici non può dividere i cuori di chi combatte per l'indipendenza.
Pienamente persuaso il Comitato di questa massima, proclama senza esitare:
Carlo Alberto è traditore.
Viva il generale Chrzanowski, liberatore d'Italia. Varie lettere dal Piemonte, alcuni dispacci del nemico intercettati, l'inoltro dell'esercito austriaco fino nel cuor del Piemonte, ed altre influenti ragioni che sarebbe troppo lungo l'esporre, facevano noto al Comitato il tradimento di Carlo Alberto; ma conoscendo, d'altra parte, per sicura fonte quanto prode e leale fosse Chrzanowski, comandante in capo dell'esercito piemontese, sperava da lui la salvezza della patria; ed egli infatti l'ha salva.
Oggi, dissi, il tradimento del re non è più questione, è un fatto.
Costretto dalla nazione piemontese a far la guerra sotto la direzione di Chrzanowski, con minaccia di levargli la corona in caso di rifiuto, si metteva d'accordo con Radetzky per abbattere i comuni loro nemici, i liberali. - Conosciuto questo accordo infernale dalla stessa nazione piemontese, e udendosi dovunque chiamar traditore quando la brigata Savoia da lui guidata, insieme ad un distaccamento austriaco, saccheggiava Novara, abdicava il trono, che vedeva perduto, al duca di Savoia. Questi, che era suo figlio, conchiudeva un armistizio di otto giorni con Radetzky. Scoppiava allora l'indignazione dei Piemontesi, e lo stesso parlamento di Torino ad acclamazione di popolo dichiarava Carlo Alberto e tutta la sua dinastia decaduti dal trono, nominando dittatore Chrzanowski. Questo Grande accettava sì importante incarico, e tutti i buoni si stringevano intorno a lui. Scopriva egli allora le fila del tradimento, in parte dell'esercito, e facendo fucilare molti ufficiali traditori, purgava l'esercito stesso; indi, rotto l'armistizio, intimava guerra a morte a Radetzky, e dopo due giorni di sanguinosissimo combattimento la vittoria fa per la buona causa.
Allora non era Radetzky che accordava armistizio, ma Chrzanowski lo accordava a lui, dettandogli questi vantaggiosissimi patti: gli Austriaci si ritireranno fino a Verona, lasciando perfino in nostro potere le fortezze di Peschiera e Mantova.
Bresciani!
Voi vi ricordate quante difficoltà si facevano insorgere per prendere Peschiera, e che Mantova si diceva inespugnabile. Che volete? Chrzanowski ha trovato il segreto di conquistarla, tenendosi alla distanza di un centinaia di miglia. Oh questi sì che si ponno dire prodigi! Essi gli procureranno l'immortalità nella storia. Molti corrispondenti ci assicurano queste notizie.
Se questa vittoria ci assicura già l'indipendenza, nessuno però per qualche giorno ci può salvare dalla vendetta del Croato, tranne il vostro valore, o cittadini. Probabilmente saremo presto assaliti da un corpo di nemici, sempre però inferiore a noi di numero, e sebbene egli abbia il vantaggio delle bombe, noi abbiamo quello del coraggio maggiore, della santità della causa e delle barricate. Vengano adunque questi aggressori; e, invece di oro, getteremo del piombo nelle loro bocche, voraci. Sia questo il nostro grido nel combattimento: Morte agli Austriaci, morte a Carlo Alberto.
Viva Chrzanowski, viva I'indipendenza.
Firmati CASSOLA - CONTRATTI