ESTRATTO DEL RAPPORTO DEL FELD MARESCIALLO HAYNAU SULLA PRESA DI BRESCIA COMUNICATA A RADETZKY.

Non dubitando che a V. E. saranno noti gli avvenimenti in ed all'intorno di Brescia fino al 30 aprile a. e. comunicati col mezzo dell'I. R. Comando militare L. V., mi affretto ad umiliare a V. E. la relazione dell'attacco e sottomissione di questa ribelle città intrapreso nel giorno 31 marzo e 1°aprile.

Fino al 30 marzo la brigata del general Nugent si era accontentata di minacciare la città dalla sola parte del borgo di Sant'Eufemia, e non aveva potuto fino allora mettersi in comunicazione col castello.

Quando nella notte dal 29 al 30 mi pervenne la notizia che la ribellione in Brescia prendeva maggiormente vigore, nel giorno 30 mi portai da Padova a Verona fino a Sant'Eufemia, presi tutte le disposizioni per spedire alcuni corpi di truppe, come anche pel rinforzo della guarnigione in Verona, ed ordinai che sul giorno 31 in unione alla brigata Nugent concentrata a Sant'Eufemia si dovesse compiere il blocco della città ed operare l'assalto sopra le cinque porte ad un tempo.

La detta brigata consisteva nel 1.° battaglione di Confinali Rumeni del Banato, 2.° battaglione del reggimento arciduca Baden, due divisioni del Ceccopieri, uno squadrone di cavalleggieri Liechtenstein, e quattro pezzi di cannone: dassi in tutto 2300 uomini e 50 cavalli.

Ad onta di sì piccol forza di truppa io non dubitava dell'esito; nè si poteva ritardare più oltre l'attacco poiché gl'insorgenti ricevevano dai colli continui rinforzi. Nel giorno 31 in sull'aurora venne operata la circuizione col mezzo di cinque colonne in modo che erano occupate le cinque strade che conducono alla città, e minacciate le cinque porte.

Io condussi meco il primo battaglione del Baden attraverso al declivio dei colli, facendolo entrare in castello per la porta esterna. Tutte le indicate colonne dovettero mettersi alle rispettive posizioni lottando cogli insorgenti in modo che ebbimo un morto e quattordici feriti. Sebbene una dirotta pioggia rendesse difficile l'operazione, venne d'altra parte favorita dalla nebbia. Verso il mezzogiorno era compiuto il blocco della città nella quale dominava il popolo e la perfetta anarchia.

Io feci conoscere alla città che mi trovava in castello, e che con apposita notificazione le intimava la resa.

Alle ore 11 comparve una deputazione della città, la quale facendo conoscere l'impotenza dell'autorità municipale e della parte ben intenzionata dei cittadini a dominare la ribellioni, tenne contemporaneamente un linguaggio che provava come i ribelli non volessero in alcun modo conoscere il loro delitto: anzi versassero nella pazza idea di trovarsi sopra un terreno legale difendendo la città contro le truppe imperiali poichè erano incominciate le ostilità tra il Piemonte e l'Austria.

La deputazione chiese una dilazione fino alle 2 ore dopo mezzogiorno essendo quel tempo assolutamente indispensabile per muovere gl'insorti a deporre le armi. Concessi la dilazione sempre sperando che i ribelli rinunciassero al pazzo proposito della difesa.

In luogo della risposta alle due ore pomeridiane venne suonato a stormo con tutte le campane della città, e si diresse sopra il castello un fuoco interrotto dalla fila delle case che circondano il castello stesso, dalle torri e dai tetti.

Io temporeggiai volontariamente il termine fino a 4 ore dopo il mezzogiorno, ma vedendo che la ribellione si faceva più forte, feci aprire il fuoco dal castello sulla città, ed incominciai l'assalto sopra tutti i punti.

Siccome io non avevo che 4 pezzi di cannoni alla porta Torrelunga, e tutte le entrate fortemente barricate, non si potè a prima giunta penetrare che per questa porta.

L'attacco di essa venne facilitato da una divisione di riconvalescenti che io feci partire sotto Ia direzione del tenente Imresk prendendo la via dei Bastioni disperdendoli in modo di operare di fianco sulla barricata della porta medesima.

Il tenente Imeresk eseguì l'attacco con distinta bravura e gl'insorgenti al primo giungere furono dispersi dalla barricata in modo che la colonna esterna del generale Nugent potè penetrare per questa porta nella città. Contemporaneamente feci sortire dal castello il 1° battaglione Baden ordinando di assalire anche da quel lato la città.

Allora cominciò un combattimento micidiale il quale cogl'insorgenti venne condotto da barricata a barricata, da casa a casa, colla massima ostinazione; io non avrei giammai creduto che una causa così cattiva potesse essere sostenuta con tanta perseveranza. Ad onta di questa disperata resistenza, sebbene l'assalto non si potesse effettuare che in parte e con forti cannoni, le nostre brave truppe sotto grave perdita con eroico coraggio occuparono una fila delle prime case; ma siccome tutte le colonne non poterono ad un tempo penetrare nella città, comandai sul far della notte di sospendere ogni progresso nell'assalto e di mantenere soltanto le parti conquistate.

Il combattimento durò sino a notte inoltrata. Al primo aprile sul far del giorno si rinnovò il suono delle campane a stormo ancor più forte che nel giorno prima, e la pugna cominciò dalla parte degli insorgenti con ancor maggior accanimento.

Io feci aprire subito un terribile bombardamento sulla città e ricominciare l'assalto. Attesa la grave perdita che avevamo di già sofferta, l'ostinazione ed il furore del nemico, si dovette procedere alla più rigorosa misura, comandai perciò che non si facessero prigionieri, e fossero immediatamente massacrati tutti coloro che venissero colti coll'arma alla mano; le case da cui venisse sparato, incendiate; e così avvenne che il fuoco già incominciato parte ad opera delle truppe, e parte dal bombardamento, si appiccò in parecchi luoghi.

Le nostre truppe fecero a poco a poco progressi, poichè non si poteva avanzare che di posto in posto essendo la forza disponibile troppo poca per una città così estesa, e colle contrade così strette. A poco a poco mediante assalti di fianco furono prese ed occupate la porte San Alessandro, S. Nazzaro, e finalmente in sulla sera anche la porta S. Giovanni, ed in quella misura sgombrata la città dagl'insorgenti che in maggior parte tentarono fuggire per le mura. Essi furono tutti serrati nell'angolo tra S. Giovanni e porta Pile. A quattro ore dopo mezzogiorno entrava in città un battaglione di confinali dei Banato ed una batteria di mortai che io aveva fatto pervenire il primo da Verona, la seconda da Mantova.

Il suddetto battaglione venne tosto impiegato a sollecitare la resa della città, e siccome la resistenza dei ribelli a poco a poco cedeva, così le nostre truppe a 6 ore pomeridiane erano già in possesso della città non solo, ma avevano anche ristabilita la quiete.

La nostra perdita in questo ostinato e micidiale combattimento che durò dalle 4 pomeridiane del 31 marzo fino a cinque ore dopo mezzogiorno del 1° aprile fu considerevole. Non posso per ora spedire un quadro preciso e dettagliato, però debbo umilmente annunciare che il general Nugent è stato ferito alla noce del piede in modo che gli si dovette farne l'amputazione; che il colonnello conte Favancourt, comandante in sua vece alla testa delle sue truppe ebbe una palla attraverso al petto e morì poco dopo; che il tenente colonnello Milez dello stesso reggimento Baden cadde gravemente ferito e dagli insorgenti poscia massacrato, e la sua salma mutilata. In tutto, la perdita dovrebbe ammontare in morti a 5 o 6 ufficiali e 480 uomini, ín feriti a 10 o 12 ufficiali, e più che 450 uomini. Avrò l'onore di comunicare a suo tempo la precisa distinta di questo perdite. Quella degli insorgenti non si può stimare; però si sono trovati in molti luoghi quantità di cadaveri.

tutte le truppe, i loro ufficiali alla testa, hanno combattuto con straordinario valore, e il loro contegno merita la più grande riconoscenza.

Se questo lungo ed ostinato combattimento non trascorse senza eccessi, in tali circostanze ciò non si può evitare anche colle truppe meglio disciplinate.

Io mi darò somma cura di ristabilire nella città l'ordine e la legge, e non ritornerò colle mie truppe se non quando l'avrò consegnata al feld-maresciallo barone AppeI il quale deve entrare in Brescia al giorno 2 d'aprile. Tengo frattanto occupate le porte con forte guarnigione, e non lascio sortire alcuno per ottenere possibilmente l'arresto dei capi della rivolta.

In prova dello spirito che dominava nella città unisco alcuni proclami emanati dall'autorità.

B. HAYNAU.

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