Brani tratti da
"Notizie d'archivio dell'ultimo giorno delle Dieci Giornate e successivi"
di Antonio Belpietro.
LE MULTE AI SINGOLI CITTADINI
Girolamo Sangervasio, il noto cittadino, a capo della Congregazione Municipale, al tempo delle Dieci Giornate, il 3 Aprile 1849 pubblicava l'imposizione dell'autorità tedesca con la quale si obbligava la città a mantenere l'esercito occupante. La Municipalità divise le famiglie in cinque classi distinte: la prima doveva versare 300 lire; la seconda 100; la terza 60; la quarta 25; la quinta 6. Incaricava il Parroco di ogni Parrocchia Cittadina di creare una commissione Parrocchiale per formare l'elenco delle famiglie tassabili; e catalogarle, con giudizio inappellabile della Commissione, in una delle cinque categorie. L'esazione sarebbe incominciata il giorno 7 aprile e si sarebbe chiusa l'11 Aprile, sulle rovine ancora fumanti della città.
L'Archivio della Cattedrale ha conservato una completa documentazione sopra questa operazione e le altre che vengono descritte sotto.
Essendo vacante la parrocchia per la morte del suo Pastore Monsignor Faustino Pinzoni, che aveva benedetto il primo tricolore in Cattedrale, alzato in Brescia l'anno prima alla partenza degli Austriaci, toccò all'economo spirituale Rev. Ghirardi creare una commissione, stendere gli elenchi, e distribuire le famiglie contribuenti nelle cinque classi. Risultarono 18 famiglie che dovevano versare L. 300; 25 famiglie L. 100; 34 famiglie L. 60; 110 famiglie L. 25; 70 famiglie L. 6; in tutto 257 famiglie che dovevano versare subito L. 13 mila circa. Così in ogni Parrocchia della città si impose ai singoli cittadini una multa simile a quella della Parrocchia della Cattedrale.
Nei multati della prima classe figura in testa Klobus Imperiale regio delegato abitante in contrada Broletto n. l. Figura anche la Veneranda Congrega Apostolica, pure essendo un Ente elemosiniero.
LE MULTE PIU' GRAVI ALLE FAMIGLIE NOTABILI
Esiste pure in Archivio della Cattedrale l'elenco delle famiglie bresciane tassate molto fortemente a seconda delle loro credute possibilità e a seconda delle loro responsabilità patriottiche.
Dall'elenco mancano molte famiglie notabili di Brescia ritenute non responsabili del delitto di amor di patria, e di altre perchè evase sotto minaccia di confisca totale dei beni, se non rientravano. Le famiglie sono le seguenti con la relativa multa: Averoldi Tartarino 24.000; Bevilacqua Carolina 200.000; Mazzucchelli Longo 30.000; Balucanti Gio Batta 25.000; Borgondio Federico 40.000; Bargnani Gaetano 90.000; Bettolini Gio Batta 20.000; Dossi Antonio 30.000; Longo Francesco 120.000; Riva Lecchi 15.000; Maggi Berardo 30.000; Martinengo Tebaldo 15.000; Martinengo Ercole 15.000; Maffei Bortolo 40.000; Maffei Federico 15.000; Martinengo Villagana Teresa 20.000; Ducos Marziale con moglie 18.000; Averoldi Angelo già Podestà 18.000; Camossi Anna Moglie 10.000; Capretti Francesco 10.000; De Finetti Catterina 6.000; Guadagni Francesco 20.000; Carboni Prete Giovanni 30.000; Totale 838.000 lire con lettera diramata il 28 Aprile a firma del Principe Carlo Svarzemberg. Teodoro Lecchi venne compreso nella nota di Milano per L. 60.000.
IL 31 MARZO 1849
Pasotti di Carpenedolo, garzone di osteria che ha steso un diario dettagliato delle dieci giornate, scrive al 31 Marzo: " Questa è certamente la più terribile giornata che io abbia veduto dacchè sono al mondo. Correva voce per la città che molti uscivano per fuggire come anche il mio principale signor Felice Pasotti è fuggito stamattina con due suoi amici carico di danari. Andai a lenti passi in manica di camicia alle porte di Torrelunga, ma vedendo che gli imperiali erano già entrati e che pieno zeppo ne era l'edificio dei grani, donde osservavano tutto quanto occorreva, io rivolsi ancora i miei passi per la contrada che va al giardino pubblico.
Avrei potuto fuggire sin dal primo istante della rivoluzione, come fecero molti altri... ma per curiosità volli rimanere.
Ai giardini pubblici molti erano impiegati a spegnere l'incendio di una casa, acceso dagli Austriaci. La farmacia Mora è tutta a frantumi. La Contrada S. Maria Calchera è tutta piena di vetri caduti dalle finestre per il rimbombo del cannone e delle bombe. Alle 10 entrai nel negozio e vi stetti fino all'una. L'agente sig. Giosia mi chiese se avessi un ufficio per recitare in cantoria le litanie dei Santi. Le donne sono spaventate fuor di misura. A un'ora esco dal negozio e leggo sotto i portici manoscritti la capitolazione di Brescia. Ma i civili battevano ancora stando a S. Faustino in riposo e gli imperiali in Piazza dell'Albera.
Oh! si che non disse male chi scrisse: " Brescia sdegnosa d'ogni vil pensiero, più che di ferro di valore armata ". Di questo sono persuaso; Monti ha ragione. Pochi civili combattono cogli Imperiali ammaestrati e doppio armati. Alle 2 è sgombra la strada e gli Austriaci discendono a baionetta calata. I civili si prestano a scomporre le barricate fatte con marciapiedi e barili di ghiaia. Una quantità straordinaria di bandiere bianche si vedono sventolare dalle finestre, nel vicolo S. Ambrogio ne contai più di 30. Alle 5 andai a vedere l'incendio di S. Alessandro. Colà poco mancò che vi rimanessi vittima. Difettato nella vista, senza saperlo mi ero avanzato fra gli Imperiali che stavano ancora uccidendo i cittadini, che se volevo camminare mi era giocoforza scavalcare fuori, ma buon per me che accortomi retrocedei passo passo catelon catelone, aspettandomi già dietro alle spalle un'archibugiata.
Strada facendo mi trattenni a vedere un soldato cremonese disteso al suolo, poi un cittadino ferito a una gamba, portato da quattro, che gridava a squarciagola: Bresciani, cittadini, per carità, arrendetevi. Pochissime persone incontrai per strada; mi recai alla rata del Castello per vedere il teatro del sanguinoso combattimento. Giunto in Piazza dell'Albera vidi disteso al suolo il proprietario dell'Osteria del Frate, suo figlio ed il suo cameriere, i quali avendo voluto opporsi contro i soldati che discendevano dal Castello. vennero uccisi sul primo piano e gettati dalle finestre, pochi secondi dopo vidi togliere da una finestra di un'altra casa un fanciullo che stava morto attraverso al davanzale colpito da una fucilata.
Spaventato da tanti orrendi spettacoli che qui ho tutti narrati risolsi di andare al negozio; come feci e andai a letto. Pochi momenti dopo un mio collega condusse la sua famiglia qui perchè a S. Alessandro la sua casa era tutta in fiamme. Chi grida, chi corre, chi recita orazioni, da sembrare un mondo diverso. Il mio principale signor Felice Pasotti che fuggì stamattina fuori di Porta S. Giovanni veniva ucciso dagli Austriaci e lasciato ignudo sulla via. I suoi due compagni amici retrocedettero salvi.
(Diario Pasotti) ".
Invece il primo aprile, a rivoluzione praticamente finita, incominciavano il saccheggio, gli incendi e i massacri di inermi cittadini.
Fu allora che si mosse P. Maurizio che con Piero Marchesini salirono in Castello per far cessare saccheggi e massacri. Hajnau si indusse a pubblicare la famosa Capitolazione.
Brescia 1 Aprile 1849
1- Le porte della città dovranno essere, aperte e libero,
alle truppe imperiali l'ingresso.
2 - Il Municipio dovrà garantire la vita dei prigionieri sotto
comminatoria che saranno fatti 6 ostaggi nel caso che
non si rispetti la vita dei medesimi.
3 - Chiunque sarà trovato coll'armi alla mano sarà fucilato,
e chi sparerà dalla finestra avrà incendiata la casa stessa.
4. - Agli abitanti pacifici nulla cadrà di ostile.
Firmato Haynau
GLI UCCISI DAGLI AUSTRIACI
Finito ogni movimento l'autorità Austriaca richiese al Parroco della Cattedrale l'elenco dei morti della sua Parrocchia nei giorni della insurrezione. Ghirardi stese l'elenco da cui risulta che, il primo di Aprile 1849, i tedeschi trucidarono da Piazza Tito Speri al Vicolo S. Desiderio, 30 persone di cui 5 donne e 25 uomini. Si tratta per lo più di inermi cittadini che stavano a difesa della propria casa e imploravano che si salvasse le proprie robe dall'incendio e dal saccheggio. Le stragi avvennero a Porta Bruciata ai N. 9-18-19; e tre uccisi ai numeri 29-30; due fratelli e il loro garzone d'osteria (osteria del Frate); nel vicolo degli Orti: quattro uccisi al n°. 23 e uno al n°. 41; Piazza dell'Albera al n°. 28 un ucciso; Contrada delle Consolazioni: uno al n°. 59, due al n°. 48, due al n°. 49; Vicolo dei Santi n°. 40, 45, due morti; Contrada S. Urbano al n°. 53, un morto; Vicolo S. Desiderio: tre al n°. 77, quattro al n°. 73. In più altri dieci morti non identificabili. In tutto 40 persone. L'elenco dei morti del 1° aprile 1849 non accenna né a trucidati né a massacrati. L'Austria era ritornata padrona della città e infieriva atrocemente. Ghirardi si limita a usare la seguente intestazione: "Elenco degli individui della Parrocchia della Cattedrale che sono rimasti vittime nei trambusti (1) avvenuti il l° aprile 1849 ". (Vedi allegato N. 2)
LA VALUTAZIONE DEI DANNI
Il 10 Aprile, il dirigente dell'Ordine Pubblico Caleppini, scriveva all'Economo Spirituale della Parrocchia della Cattedrale, di stendere una statistica dei danni sofferti dalle singole famiglie per saccheggio, incendio, e bombardamento, in conseguenza del reingresso degli Austriaci in città.
Ghirardi, Economo spirituale, invitò i sinistrati a fare una esposizione scritta dei danni subiti. In Archivio della Cattedrale esistono ancora circa novanta petizioni per danni subiti dalle singole famiglie.
Il prospetto di D. Ghirardi completo e ordinato ci mette al corrente della furia distruttrice dei tedeschi che saccheggiarono, appartamento per appartamento, tutte le case che vanno da Porta Bruciata alla Carità. Le famiglie danneggiate sono 163; per un totale in lire Austriache di L. 229.602,86.
I maggiormente danneggiati furono: Guidi Giuliano, Vicolo S. Desiderio 72 per saccheggio, incendio; L.8.000,00; Zamboni Bortolo, Consolazioni n. 51 per saccheggio, incendio L.12,000,00; Peroni Bortolo, Piazza dell'Albera n. 29-30 per saccheggio L.10.000,00; S. Maria Crocefissa di Rosa: Opera di Assistenza: Vicolo S. Desiderio 75 saccheggio, incendio, L.10.000,00; Fracassi Vincenzo, S. Urbano n. 58; saccheggio, incendio; L. 16.416,00; Rainieri Luigi, Consolazioni n. 48, saccheggio incendio L. 18.607,00; una famiglia di 10 individui: perso quasi tutto in casa e in negozio; Bodeo Pietro, Piazza dell'Albera n. 32; saccheggio e incendio L. 11.819,64; Klobus Angela, Vicolo della Fratellanza n. 153, incendio e saccheggio L.14.978,00 ecc.,
Marianna Nicolini Vergine in contrada del Vescovada n. 470 denuncia che a causa della bomba caduta sulla sua casa i giorni 27 e 29 marzo tra le altre cose le venne rovinato un pianoforte Fritz di Vienna e un quadro raffigurante. G.C. nell'orto del Campi.
Il roncaro del Seminario S. Cristo Bianchetti Giovanni scrive: "Brescia 25 Aprile 1849. Riclamo io sottoscritto per essere stato danegiato nel fuoco finile è stalla il giorno primo aprile nel Seminario Santo Cristo primo fascine 900 a lire 7; al centro altra legna grossa lire 20; una botte di castagna continenti zerle 7; una zerla lire 28; altri atressi del mestiere lire 18; una zacchetta nuova lire 30; ed una pegnata di rame del peso lire 11. Bianchetti Giovanni abitante in contrada Padri Riformati n. 105 Brescia ".
Il pittore Campini Luigi uno dei migliori ritrattisti di Brescia in quell'epoca abitante in Vicolo degli Orti al n. 23 denuncia di essere stato derubato di un orologio d'oro con catenella, di un canocchiale, di 20 sovrani d'oro effettivi, di lenzuola, abiti, biancheria, e di aver avuto infranta una
lucerna così detta a sole, e varia altra roba per un ammontare di lire 1246 liquidate in lire 1038,33.
Un Lussignoli Battista contrada S. Urbano n. 55 fa questa denuncia: " Batista Lusignoli n. 55. Una vezza di undici zerle, una di cinque una di una zerla, due soje, due zerle, una vasca per i bagni, due carri di legna, tutti gli atressi del arte, una cassa di noci con entro cinque pai di pantaloni, quattro pai di gilè, due velade, un gabanotto, dieci camici, quattro lenzuoli, due coperte di lana, un stremasso, un paglione, una lettera, una cassa di noci, quattro tovaglioli, tre fazoli, tre pai di scarpe, due pai di scarpe da uomo e poi cento lire Austriache per pagare l'affitto. In tutto lire 400 ".
Paolo Chiarini fabbricatore d'ostie e bollini a Porta Bruciata n. 24 tra le altre cose dice che ebbe "ostie particole e bolli calpestati non trovandone neppur uno di buono ".
La vedova Angela Conforti moglie dell'ucciso di lei marito Paolo Varesini denuncia di aver avuto tutto distrutto di essere stata derubata di oggetti preziosi, collana, pendenti, vera, orologio per un valore di lire 181, di aver avuto distrutti gli effetti di Bottega Privativa, vasi, Bilancie, Bottiglie, Bicchieri, Licenza, Misure per un valore di lire 600, e di essere stata derubata di n. 35 biglietti della somma di L. 400.
Guidi Giuliano Direttore e Proprietario dell'Istituto di Educazione Maschile situato nella casa Olini Bonalda alla Carità nel Vicolo di S. Desiderio al civ. n. 72 denuncia di essere stato saccheggiato di tutti gli oggetti di valore, biancheria, pendole, ecc.
Bonizoli Girolamo oste a Porta Bruciata al n. 21 denuncia di aver avuto allagata la sua cantina di 100 gerle di vino al prezzo di L. 2200 e di essere stato derubato di tutta la biancheria, dei preziosi, delle monete e di oggetti trasportabili.
Bodeo Pietro nel lungo elenco di oggetti rapinati e distrutti enumera un quadro del Tintoretto rappresentante una battaglia che egli valuta L. 50.
Marchi Benedetto organista della Cattedrale e Maestro di cembalo vicolo S. Agostino n. 3 denuncia di essere stato danneggiato nel Piano della Fabbrica Privilegiata Stain di Vienna, in un arpicordo, in tutta la sua mobilia antica, e di aver perduto le lezioni di molti suoi scolari; e di essere stato derubato di tutti i preziosi che aveva in casa, di tutta la biancheria e le vivande.
Il lungo lamentevole elenco potrebbe ancora continuare. Gli appartamenti rovinati dall'incendio e dal saccheggio sono i seguenti:
A Porta Bruciata: vennero saccheggiatì e incendiati al n. 9 cinque appartamenti; al n. 19, tre; ai numeri. 10, 13, 18, 21, un appartamento per numero. In Vicolo S. Desiderio al n. 71, due appartamenti; al n. 73, tre appartamenti; al n. 75, tre appartamenti; ai nn. 70, 72, 73, 76, un appartamento per numero. In Piazza dell'Albera: al n. 30. due appartamenti; al n. 32 due appartamenti; al n. 33, due appartamenti; ai nn. 15, 29, 30 un appartamento. In Vicolo del Pellegrino: al n. 22, quattro appartamenti; al n. 23 nove appartamenti; al n. 25 otto appartamenti; al n. 26 tre appartamenti; al n. 24 un appartamento. In Via S. Agostino; al n. 3 quattro appartamenti; al n. 6 sei appartamenti; ai nn. 4 e 5, un appartamento; In Vicolo dei Santi: al n. 40 due appartamenti; al n. 41 cinque appartamenti; al n. 45 un appartamento.
In Via delle Consolazioni: al n. 48 sei appartamenti; al n. 49 sei appartamenti; al n. 50 due appartamenti; al n. 51 sei appartamenti; al n. 54 tre appart.; ai nn. 41, 47, 52, 63 un appartamento. In Vicolo Sanoluogo: ai nn. 65, 66 un appartamento. In Vicolo S. Urbano al n. 53, tre appartamenti; al n. 58, quattro appartamenti. In Via Broletto: al n. 2, due appartamenti; al n. 12 un appartamento. Alla Porta Vecchia: al n. 63, tre appartamenti. In Piazzetta della Carità: al n. 148, tre appartamenti; al n. 143 un appartamento. In Vicolo Cittadella Vecchia: al n. 220 un appartamento. In Vicolo S. Benedetto al n. 174 un appartamento. In Via Paganora: ai nn. 352, 355, 1329, 1352, 1353, 1358 un appartamento per numero. In Vicolo fratellanza al n. 153, un appartamento. In Piazza Vescovado: ai n. 316, 470, 1327, un appartamento per numero. In Vicolo dell'erba: al n. 145 un appartamento. In Piazza del Duomo al n. 1364 un appartamento. In Via dei P. Riformati al n. 105 un appartamento.
Gli appartamenti saccheggiati furono 108, saccheggiati e incendiati 46; bombardati 8; saccheggiati e bombardati l.
Il tragico primo aprile con 40 morti massacrati e l'incendio il saccheggio, il bombardamento di povere case, tra il Castello e il Duomo, chiudeva la decade gloriosa e infelice.