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fosse designato a capo. Oh, se la lotta de' Bresciani fosse stata in senso realista, non sarebbe durata tanto e con sì enormi sacrifici! Abbiamo pur troppo molte prove del come si battono i realisti. Sarebbe stato desiderabile poi che l'autore, che vuol pur difendere ancora il partito realista, avesse esposto i motivi per cui gli Austriaci, con una semplice scaramuccia, riescirono vittoriosi sui campi di Novara e padroneggiarono tutto il Piemonte. Sebbene fosse sua intenzione restringersi soltanto all'insurrezione bresciana, era però questa talmente collegata cogli avvenimenti della guerra, che se ne poteva pretendere un cenno, tanto più che lo scopo principale di simili scritti è quello di preparare i popoli a nuovi cimenti. Ma come mai l'anonimo scrittore potè promettere ai popoli il risorgimento, mentre getta loro in faccia l'infamia di una ignominiosa sconfitta con un esercito maggiore di quello del nemico, e molti milioni di cittadini, in gran parte armati? Quando mai i popoli potrebbero preparare forze maggiori? Perchè adunque non li ha incoraggiati col far loro conoscere la verità? Perchè non ha detto che la guerra fra i due eserciti non fu che una congegnata manovra militare? Perchè non ha lanciata nel suo scritto la parola tradimento ed indicato i traditori? Che se non poteva dire la verità sotto il regime austro-sardo, doveva far stampare il suo opuscolo in libera terra, ma giammai compromettere in tal modo l'onore delle nazioni e gettarle nell'avvilimento. Certo, l'autore non avea persuasione nel suo scritto, se non osò porvi il suo nome per non comprometterlo forse in faccia ai popoli, illuminati ormai dalla chiara face della democrazia.

La relazione che pongo a fianco di quel libretto, fu scritta per il popolo di qualunque condizione. Io non cercai di procurarmi un merito letterario, nè vi sarei riuscito volendo. Scrissi per compiere un dovere impostomi dal cessato mio ministero, e lo scopo dell'opera fu quello di esporre con chiarezza, senza sotterfugi di erudizione e senza riguardi dannosi, la verità, onde i popoli sappiano guardarsi, al momento della riscossa, dall'incorrere nei passati errori, e procurai possibilmente di tener vivo l'entusiasmo patriottico e predisporre gli animi ad emulare i generosi fatti di Brescia. Se sia riescito nel mio intento lo lascio al giudizio del lettore.

CASSOLA CARLO.


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