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I.
Quando, nel marzo 1848, gli altari della patria, tolti dal fango ove giacevano sepolti, venivano esposti alla venerazione del popolo, i Bresciani non mentivano il nome di prodi che avevano ereditato dai loro maggiori, e sciogliendo colla spada l'intricato nodo nel quale il generale austriaco principe di Schwarzenberg teneva avviluppato il Municipio, scacciava a fucilate il nemico dalla città.
Nello stesso tempo dalle campagne, e specialmente dai monti, accorrevano molti armati sotto le mura di Brescia, che, ardenti di battersi per la santa causa dell'indipendenza e malcontenti di non essere stati avvertiti in tempo per compartecipare alla lotta, aspiravano con entusiasmo ad emulare i cittadini.
Per fatale sventura della patria, un branco di uomini, quasi tutti aristocratici ed inetti, impudentemente afferravano le redini dell'insurrezione, eleggendosi da sè, e costituendosi in Governo Provvisorio. Dessi, più che gli Austriaci, temevano il popolo armato e perciò, invece di secondar l'entusiasmo patriottico e formare