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negli Stati sardi e nel Lombardo-Veneto. Una parte del popolo però, più coraggiosa che calcolatrice, era impaziente di venire alle mani e di vendicarsi dei loro fratelli che barbaramente erano stati fucilati in castello nell'autunno e nell'inverno. Se però il signor Zambelli, invece di usare le minacce per voler contenere il popolo, avesse, con un proclama diversamente concepito, fatto trasparire che non si voleva impedire la rivoluzione, ma procrastinarla, avrebbe forse salvata la città dall'eccidio. Il fatto si è che il suo proclama fu mal sentito da tutti gli amanti della patria, di qualunque colore essi fossero, e trattandosi di persona già invisa ai cittadini, pensavasi di rimoverlo dal posto che occupava. Conosceva egli benissimo il malcontento della città, ma non per questo volle, accettare il consiglio di alcuni privati perchè si dimettesse, finchè nel giorno 21 un assembramento popolare di nessuna educazione politica, giacchè portava per bandiera un fazzoletto coll'effigie di Pio IX, si dirigeva fin sotto la loggia del Municipio, gridando abbasso Zambelli, senza per altro penetrar nelle sale. Questa dimostrazione fece l'effetto che nella vegnente sera il Zambelli rinunciava al posto (1).
Il Consiglio comunale allora, presieduto dall'aggiunto di delegazione Dehò, eleggeva ad unanime acclamazione l'avvocato Saleri a dirigere il Municipio, con incarico di instituire una guardia municipale per conservare il buon ordine nella città.
(1) Di questo sagrificio venne di già il Zambelli giustamente ricompensato, perchè il Montecucoli, conscio del suo fedele attaccamento al paterno regime di casa d'Austria, gli conferì non ha guari il posto di amministratore dei Luoghi Pii.
(Nota dell'autore)