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i cittadini, si armavano con quei pezzi, che a qualche soldato riescivano ben dolorosi.
Nello stesso tempo arrivavano a Brescia, provenienti dal Piemonte, i cittadini Martinengo, Borghetti e Maffei, ed annunciavano al Municipio ed alla città che l'esercito piemontese, strategicamente diretto da Chrzanowski, aveva piegato in ritirata fino alla Cava, e quivi, attesi gli Austriaci all'agguato, ne aveva fatto macello; magnificavasi la strategia di quel generale. Aggiungevasi che un forte corpo di Piemontesi aveva passato il ponte di Boffalora ed occupato Magenta, per cui, si arguiva che potesse trovarsi già sotto le mura di Milano. Manifestavasi che il generale insurrezionale Camozzi trovavasi sotto Bergamo con un rilevante numero di corpi-franchi; che eransi condotti in Lombardia dal Piemonte settemila fucili, duemila de' quali erano già in viaggio per Brescia. Quelle notizie infiammavano d'entusiasmo i cittadini, ed il Comitato segreto manifestava allora gli ordini ricevuti per far scoppiare la rivoluzione. Non v'era ostacolo a tale impresa, bastava lasciar libero lo slancio al popolo; e così fu fatto.
Mentre il comandante di piazza si trovava al Municipio assediato dal popolo, diversi cittadini che volevano armi per instituire la guardia nazionale lo indussero a spiccare un ordine di suo pugno al direttore degli spedali militari perchè, allo scopo indicato, consegnasse ai cittadini tutti i fucili ivi esistenti. Si presentavano allora i cittadini con quell'ordine all'ospedale di Sant'Eufemia, ove speravano di trovarne in numero maggiore; ma il corpo di guardia in quel luogo, che era stato qualche ora prima rinforzato da un picchetto di venticinque o trenta bersaglieri, chiudeva la porta dell'ospedale e si