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aveva fatte al Municipio, spintovi, non per riguardi d'umanità, ma per coscienza della propria debolezza.

Sebbene tante volte ingannato dai generali austriaci nella sua buona fede, non voleva convenire il Municipio nell'opinione del Comitato; ma siccome frattanto il nemico andava avvicinandosi alla città, il Comitato stesso mandava senz'altro gli ordini perchè si suonasse incessantemente a stormo. Il suono delle campane ripetuto in tutti i campanili della città produceva un effetto grandissimo, non solo in Brescia, ma anche al di fuori. In Brescia rianimava i cittadini di furioso entusiasmo facendoli accorrere alle porte della città, al di fuori arrestava nella sua foga il corpo nemico, il quale, atterrito dalle disposizioni prese contro di lui, dopo breve scaramuccia pensava meglio di ritornare a Sant'Eufemia. Non una bomba in tutto quel giorno fu dal castello scagliata sulla città. - Non era ancora il momento.

Altre comunicazioni pervenute al Comitato dalla campagna indicavano che i nemici diretti sopra Brescia non oltrepassavano i seicento. Verificavasi però in seguito che eransi ingannati quei corrispondenti per avere veduto soltanto una porzione di quel corpo, mentre it resto avea presa altra strada nel portarsi sulla città. Verso sera perveniva pure al Comitato un proclama del generale insurrezionale Gabriele Camozzi, in cui annunciava che la rocca di Bergamo stava per cadere in suo potere, e da persone di Iseo si raccontava che erano in quel paese pervenute notizie successive a quel proclama, che manifestavano essere stato distrutto il presidio con molto coraggio dei cittadini.

Quantunque non fosse officiale la notizia, il Comitato pensava di pubblicarla perchè serviva a ridestar


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