pag. 45

teri, non partecipava della debolezza de' suoi colleghi. Accettando quell'incarico, aveva compreso che ad esso stava collegato, il sacrificio del proprio individuo, e che doveva perciò seguire il destino della città. Egli pure era persuaso che soltanto colla resistenza Brescia poteva salvarsi dalla rabbia del Croato; e perciò conveniva nelle disposizioni prese dal Comitato di difesa, che anzi egli stesso, con un ben concepito proclama che non ho potuto procurarmi per qui tracciarlo, secondava l'entusiasmo patriottico dei cittadini. Essendo pertanto egli ed il Comitato d'accordo nel fine, s'accordavano facilmente riguardo ai mezzi, per cui il Comitato stesso ebbe la soddisfazione di non essere ulteriormente contrariato in tutte le misure che andava adottando per provvedere alla difesa di Brescia.

Intanto il generale Nugent si disponeva a dar l'assalto alla città. Alle due pomeridiane del 27 marzo cominciava l'attacco, concentrando specialmente il fuoco a porta Torrelunga. Nello stesso tempo il castello da quattordici bocche vomitava incessantemente bombe, palle infuocate e razzi. Sembrava che un vulcano si fosse rovesciato su quella povera città. Chi dall'esterno contemplava quello spettacolo d'orrore ne piangeva il destino come se dovesse frappoco vederla in cenere col sacrificio, di tutti i cittadini. Pochi avevano la forza d'animo di resistere alla vista di tanto disastro. Eppure, oh divino portento! Brescia non fu mai sì maestosa e festevole come in quel momento. Le grida di gioia risuonavano dovunque. Le bombe e le palle della moschetteria sembravano l'elemento nel quale soltanto i cittadini potessero gustare la felicità. Ad ogni bomba che vedevano cadere vicina, viva Italia! gridavano gli armati, mentre i ragazzi accorrevano festosi a racco


Inizio - Start
www.brescialeonessa.it