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glierne i pezzi. Se taluno cadeva alle barricate, i vicini suoi compagni lo consegnavano a persone pietose perchè avessero di lui cura, e riprendevano subito il posto abbandonato. Non un lamento partiva da quei petti feroci; i feriti gravemente infondevano negli altri il coraggio che dessi non potevano più mettere a profitto, i leggermente feriti mostravano esultanti le onorate lezioni e continuavano a combattere. Diversi si portarono all'ospitale, e dopo medicate e fasciate le ferite, tornarono alle barricate.
Il coraggio e l'entusiasmo dei cittadini era veramente stupendo, e per descriverlo vi vorrebbe ben altra penna che non la mia. Chiunque ha cuore sensibile ed amore di patria non avrebbe potuto trattenere le lagrime della compiacenza al vedere Brescia in quell'istante tremendo. Dessa era una città di eroi. Il creatore istesso si sarà in quel momento gloriato dell'opera sua. Meritava adunque il destino che poscia ha dovuto subire? Tralasciamo queste considerazioni, che offuscano l'intelletto.
Il fuoco durò incessantemente per quattro ore, ma nessun vantaggio potè ritrarne il nemico. Non una barricata fu abbandonata, per cui, deluso nella sua speranza di vendetta e di bottino, ed avvilito, dovette ritirarsi a Sant'Eufemia, dopo aver subita una perdita d'uomini ben maggiore della nostra. Anche nel castello eransi scemati i cannonieri, perchè alcuni cittadini, abili bersaglieri muniti di stutzen, dai campanili o da altri nascondigli vicini li prendevano di mira, e di rado sbagliavano il colpo.
La città di Brescia aveva acquistata la vittoria di quel giorno a poco prezzo di sangue. Il danno prodotto dalle bombe ai caseggiati era piuttosto rilevante, ma