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non trovavano ormai più ricetto nella buona indole dei Bresciani; ciò non bastava, volevasi toglierne affatto la radice minacciando l'infamia e la morte ai pochi che non si fossero ancor ravveduti, unendo il loro destino a quello delle spie.

Pubblicavasi perciò il seguente decreto:

N° 46.

COMITATO DI PUBBLICA DIFESA.

Brescia, 27 marzo 1849.

Mentre l'entusiasmo patriottico predomina la mente ed il cuore di questa generosa popolazione, purtroppo alcuni vermi malnati, calpestando ogni dovere sociale, osano in questi momenti sacri alla patria commettere il più abominevole fra i delitti, quello cioè di violenza alle persone, allo scopo dì impadronirsi delle sostanze. Se pertanto da una parte il Comitato di difesa va superbo di trovarsi in circostanze da prestarsi alla salvezza di sì eroica popolazione, conosce, dall'altra, gli obblighi che si trovano inerenti al suo difficile incarico; e perciò, mentre fa plauso alla massa dei cittadini che fanno onore alla loro patria con azioni generose, ha determinato di adottare le misure più rigorose contro questi esseri indegni del nome bresciano.

SI DECRETA QUINDI:

Tutti quelli che verranno colti in flagrante delitto di rapina saranno assoggettati ad una Commissione di giudizio statario e condannati alla pena di morte colla fucilazione.


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