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difesa che le circostanze e le loro cognizioni gli suggerissero, che verrebbero senza dubbio volontariamente accolti da quelle persone intelligenti, osservandosi loro che soltanto dopo le azioni si, sarebbero distribuiti i gradi ed i premii.
Diversi altri brigatori di posti eransi presentati al Comitato o producevano analoghe istanze; ma facendosi loro conoscere l'obbligo di tutti i cittadini di prestarsi gratis per il bene della patria, non insistevano ulteriormente per gli impieghi, e così tutte le mansioni furono distribuite a persone disinteressate, ed il servizio riesciva senza abusi perchè aveva per base l'amore di patria, non il sordido interesse.
Mentre la città di Brescia andava disponendosi risolutamente alla resistenza, attendeva ansiosa l'esito delle armi in Piemonte.
Nel 28 marzo un corriere aveva portata al Comitato di difesa una lettera di un corrispondente di Cremona, nella quale si raccontavano i fatti di Novara, l'abdicazione di Carlo Alberto, perchè veniva designato come traditore, e l'armistizio del duca di Savoia; e soggiungevasi che subito dopo le Camere di Torino avevano ad acclamazione dichiarata la casa di Savoia decaduta dal trono, e nominato dittatore Chrzanowski, il quale, purgato l'esercito col far fucilare diversi ufficiali del partito dei nobili, e spiegata bandiera rossa, aveva intimata guerra a morte a Radetzky, e che infatti nei successivi giorni 25 e 26 aveva tuonato incessantemente il cannone. Nello stesso giorno venivano intercettati alcuni dispacci di Radetzky diretti a Verona, in cui pure si annunciava l'abdicazione di Carlo Alberto e l'armistizio conchiuso col di lui successore Vittorio Emanuele. Conoscendo però il Comitato che numeroso era ancora in Brescia