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sere arrivato nel giorno 29 altro convoglio di fucili provenienti dal Piemonte.
Come già si accennò, duemila erano i fucili dal Comitato insurrezionale destinati per Brescia, ma in effetto non ne pervennero che milleottocento. Aggiungendo poi a questi i pochi che si trovavano in Brescia, e tutti quelli che il Comitato di difesa potè raccogliere qua e là per la provincia, se ne avevano in complesso tremila circa, ed a tanto ascendeva il numero degli armati in città, oltre i corpi-franchi, che, come si disse, si trovavano sui ronchi in numero di trecentocinquanta .
Altri emissari spediti per diverse parti della Lombardia con incarico di provvedere armi, non erano ancora ritornati, ed un distinto patriotta erasi assunto l'incarico di far pervenire fra pochi giorni, settemila fucili. Ove si avessero avute le armi, i difensori non sarebbero mancati alla città di Brescia, giacchè masse inermi di popolo si recavano spesso al Comitato a chiederle.
Verso le due pomeridiane del giorno 30 l'esercito di Nugent partiva da Sant'Eufemia, diretto verso la città. Innanzi tutto con forze molto superiori assaliva da varii lati i corpi-franchi, che stavano sui ronchi, e dopo ostinata pugna, li costringeva a lasciare quelle posizioni e ritirarsi sopra altri còlli alla distanza di tre miglia, per cui d'allora in poi quelle nostre forze rimasero inattive e di nessun vantaggio alla difesa della città. Questo inconveniente arrivò dall'essere quegli armati dipendenti unicamente da persone appartenenti al Comitato segreto, le quali, invece di adottare l'opinione del Comitato di pubblica difesa, di concentrare in città anche quelle forze, vollero ostinarsi nel tenerlo all'esterno onde non comprometterle, come dicevano, in un'assedio.