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investiti da ogni parte da quei proiettili distruttori, rispondevano colle grida: viva Italia! Di tratto in tratto taluni venivano uccisi, ma non per questo i loro vicini abbandonavano il posto. Un tale spettacolo di atrocità da una parte, e di sovrumano coraggio dall'altra, durò fin verso le ore cinque; ma alla fine, essendo infrante quelle barricate, dovettero quei prodi difensori abbandonarle e ritirarsi alle altre, più interne della città, lasciando in potere dei nemici porta Torrelunga e le case circonvicine.
La stessa scena avea luogo alle barricate che difendevano la città dalla parte del castello. Queste anzi erano ancor più difficili a conservarsi.
Il castello di Brescia è posto sopra un colle rinchiuso nel recinto della città. Molte sono le strade di comunicazione col medesimo, mentre la base di quel colle è prolungata per modo, che comprende quasi un intero lato della città stessa. A capo di tutte queste strade erasi disposta una barricata, ed altre se ne incontravano di mano in mano che si discendeva. I nemici perciò avevano il vantaggio di dominare dall'alto quelle barricate, che investirono con bombe, razzi e palle infuocate. I nostri sostennero per molte ore coraggiosamente quella distruzione, ma alla fine sulla sera furono costretti di abbandonare le prime barricate che restavano maggiormente esposte e ritirarsi quasi ai piedi della saliente contrada così detta di Sant'Urbano. Il fiero combattimento pertanto di tutto quel giorno aveva apportato al nemico il vantaggio di penetrare in città dalla parte di Torrelunga, avanzandosi fino a San Barnaba, cioè per un migliaio circa di passi, e dalla parte del castello era disceso fin quasi al piano, cioè per circa cinquecento passi; ma ben molte vittime avea sacrificato per conquistare sì piccolo spazio di terreno.