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fesa. Quell'assemblea era stata convocata per trattare se convenisse meglio capitolare col nemico o continuare nella resistenza, e in questo caso conoscere quali mezzi stavano in potere del Comitato di difesa. Divisi erano gli animi delle persone componenti quella riunione; ma sembrava che i più, propendessero per la resa, per cui il rappresentante il Comitato di pubblica difesa dichiarava che il Comitato stesso non avrebbe giammai vilipeso l'onor nazionale, reso sì bello dal sangue di tanti martiri, col cedere ignominiosamente, alla vigilia del giorno in cui i nemici avrebbero dovuto abbandonare la città in conseguenza dell'armistizio Chrzanowski: esponeva che il vantaggio ottenuto dal nemico colla occupazione d'una piccola parte della città, non era tale da avvilire i prodi, che tuttora resistevano alle barricate, e che gli avevano ceduto quell'area di terreno a prezzo di molto sangue; faceva riflettere che, consegnando la città in mano ad un Haynau, inferocito maggiormente per l'eroica resistenza che aveva incontrata, le si sarebbero addossati danni ben maggiori di quelli che ne sarebbero derivati da una risoluta resistenza. Quanto all'esporre le risorse che aveva il Commitato di difesa per prolungare la lotta, faceva riflettere che sarebbe stata cosa assai imprudente il manifestare in un'assemblea così numerosa dei secreti che, ove venissero conosciuti dal nemico, ne avrebbe tratto profitto con gravissimo nostro danno, e che perciò si credeva dispensato da tale obbligo. Lasciava quell'adunanza, protestando che il Comitato di difesa era rappresentante del popolo, e che solo perciò si sarebbe indotto alla resa, quando il popolo ne fosse stato persuaso.
Il punto principale a cui molti cittadini si appogia-