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vano nel proporre la resa della città, era la mancanza di munizione, e questa sussisteva infatti. Il Comitato di difesa, come si è veduto, aveva affidato l'incarico di provvedere la munizione ad una Commissione composta di quattro cittadini con istruzione di raccoglierne quanto più si poteva, accordandole all'uopo mezzi illimitati. Quella commissione si pose con calore all'opera, e ne provvide in grande quantità, che ritenne sufficiente pei bisogni della città di Brescia.
Centosettantamila cartuccie, comprese quelle pervenute dal Piemonte, erano state apprestate e distribuite agli armati della città, senza contare i corpi-franchi che, stavano sui ronchi, pei quali vi avea provveduto il Comitato segreto; per cui sembrava ragionevole il giudizio della Commissione, ed ove mai avesse, potuto procurarne di più non sarebbe senza scusa l'errore in persone per cui simili mansioni erano affatto nuove. Quando il Comitato però venne a conoscere nel giorno 30 che si difettava di munizione, fece tantosto circolare l'ordine agli armati perchè non la gettassero inutilmente, come facevano, specialmente in quel giorno, con continue scariche contro i bersaglieri, che si trovavano fuori di tiro, e nello stesso tempo, oltre al requisire per conto della patria tutta la polvere che si trovava presso i privati, aveva anche predisposte due fabbriche di polvere che sarebbero andate in esecuzione col 1.° aprile. Oltraciò era ragionevole ritenere, e lo si sapeva in effetto, che la maggior parte degli armati era ancora ben provveduta di cartucce, e taluni anche vergognosamente ne facevano mercato, per cui in caso di necessità le avrebbero messe a profitto della patria. L'ostacolo che sembrava più difficile a rimuoversi, era la mancanza di capsules , che fossero adatti a fucili per-