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parte di Torrelunga, dalla precedente sera in poi, non aveva guadagnato un palmo di terreno. Dalla parte del castello però, in cui, come si disse, aveva il vantagio dell'altura e di numerosa artiglieria, era disceso fino a Portabruciata, cioè al piano della città, ed aveva occupato il Broletto. Gl'incendii progredivano, e i cittadini stavano osservando il divampare delle fiamme col volto atteggiato a mestizia, commiserando gl'infelici che dovevamo trovarci fra le zanne di quelle tigri ed il fuoco divoratore. Molte vittime già si conoscevano, ma non se ne sapeva il numero, chè, come di solito in simili sventure, si andava ingrandendo.
I rappresentanti il Comitato di difesa venivano continuamente eccitati dal Municipio ad unirsi al suo parere di capitolare col nemico, ma la maggior parte del popolo armato insisteva per la resistenza e continuava a difendere le barricate. Volgendo uno sguardo alla città, aveva però il Comitato conosciuto che la maggioranza assoluta dei cittadini inclinava alla resa, e d'altra parte, calcolando l'effetto distruttore degl'incendii, pensava che non dovesse essere maggiore il danno dell'occupazione nemica, mediante una capitolazione.
Riscontrava perciò ad una pressante lettera del Municipio, che dal momento che la maggioranza della popolazione era di parere di trattare col nemico la resa della città, nulla ostava al Comitato di pubblica difesa che il Municipio avesse da intavolare una capitolazione, ed a tale scopo rimetteva in lui quei poteri illimitati che gli erano stati accordati, dichiarando con ciò sciolto il Comitato stesso.
Dovendosi infatti venire a trattative era più conveniente che queste fossero aperte dal Municipio, perchè