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il nemico, non riconoscendo il Comitato di difesa, avrebbe sdegnato di venire con lui a patti, e ciò sarebbe stato anche contrario all'indole dei rappresentanti il medesimo. Il Municipio comunicava allora ad Haynau di essere disposto a capitolare, e ne chiedeva i patti. Quegli riscontrava che la città dovesse ricevere le sue truppe senza ostilità di sorta; che ad ogni colpo d'arma da fuoco che fosse uscito dalle case, gli autori sarebbero stati uccisi, e le case incendiate; che fossero consegnati i prigionieri di guerra, affidandogli sei ostaggi per garanzia dei medesimi; conchiudeva che ai pacifici cittadini nulla sarebbe accaduto di ostile. Il Municipio rescriveva che accettava i patti, e che quanto ai prigionieri di guerra li rimetteva già incolumi a sua disposizione, senza fare perciò alcun cenno degli ostaggi, e nello stesso tempo faceva conoscere con un proclama ai cittadini gli accennati patti della capitolazione, esortandoli alla quiete.

Vedendo allora tutto perduto, voleva il popolo almeno approfittare di quei momenti di potere che ancora gli rimanevano per purgare la società dalle inique spie. Irruppe perciò nelle carceri ove si trovavano, le fece uscire, e poscia le fucilò in mezzo alla strada. Quei nomi di esecrata memoria sono certo Imiotti, cursore di polizia, un Sambrini, un Giovanni Marinoni, detto Brutto, ed altro agente di polizia col sopranome di Menacò. Altre se ne ricercarono, fra le quali il famigerato Sicardi; ma ignorando il popolo in quali carceri si trovassero non potè far loro provare gli effetti di sua giusta vendetta.

Per verità, tale metodo di tremenda giustizia sommaria è assai pericoloso, perchè, guidato dal suo furibondo entusiasmo, il popolo può facilmente essere trat-


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