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letto venne sorpreso fra le tenebre nel locale ove era alloggiato, ed alcuni vennero massacrati nei letti, altri sul fenile ove riposavano, senza aver tempo di impugnare lo schioppo. I più solerti però si posero tosto sulla difesa e sostennero un vivo fuoco contro il nemico, e solo dovettero cedere e ritirarsi per il soverchiante suo numero. Le vittime che ivi furono sacrificate dalla barbarie ascendono al numero di ventuno, ma vuolsi che in numero maggiore vi cadessero gli Austriaci, i cadaveri dei quali furono altrove trasportati con carriaggi onde non far palesi i loro sacrifici. Impadronitisi di quel locale colonico fecero sacco di tutto quanto vi trovarono, asportando persino le biade ed il fieno, come se il proprietario del medesimo, il quale trovavasi anche assente, avesse colpa di quell'alloggio militare.

Nella stessa notte tentarono di sorprendere anche i corpi-franchi che stavano sui colli, ma furono vigorosamente respinti. Nel successivo mattino, venuto in cognizione il generale Camozzi della capitolazione di Brescia, e saputo anche che altre forze imponenti erano già vicine alla città, provenienti dalla strada di Milano, si ritirava colla sua colonna verso Iseo, e dopo averla condotta in sicuro, la scioglieva a malincuore, conoscendo che ormai non avrebbe potuto con quei pochi armati occuparsi in imprese che rialzassero la bandiera italiana nella Lombardia dall'oppressione a cui soggiaceva per il nefando uso che se n'era fatto in Piemonte.

Sebbene, per essere arrivato troppo tardi, il generale Camozzi non abbia apportato alcun vantaggio all'assalita città, i Bresciani gli sono cordialmente grati degli sforzi da lui fatti per recar loro sussidio mentre pugnavano accanitamente contro i feroci satelliti del dispotismo; e se il suo nome non suonasse già caro all'orecchio


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