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di ogni vero Italiano per le precedenti sue imprese, basterebbe questo fatto per scolpirlo nei loro cuori.
In compagnia del generale Camozzi trovavasi un altro personaggio illustre per fama italiana. Voglio dire il padre Massimino, uomo di vasta mente, di condotta rigorosamente evangelica, di cuore divampante d'amor patrio. Se fra i pastori spirituali d'Italia molti ve ne fossero stati simili al padre Massimino, l'umanità non si dibatterebbe ora fra gli artigli della tirannide, ma alzerebbe le mani al cielo per ringraziare il Dio dell'amore e della fratellanza dei popoli.
Poco mancò che l'Italia non perdesse sotto le mura di Brescia questi due suoi prodi campioni, giacchè essendosi imprudentemente avanzati in compagnia soltanto di un aiutante per osservare le mosse dei nemici erano stati colti all'improvviso da un picchetto di cavalleria austriaca, che passò sul ponte sotto il quale essi ebbero appena il tempo di nascondersi. Fu al certo l'angelo della libertà che li salvò da quel pericolo.
Frattanto in Brescia erano penetrati altri diecimila imperiali all'incirca, gridando con efferata gioia: viva l'imperatore, viva Radetzky, viva Haynau ; ma i cittadini non potendo rispondere a quegli insulti con colpi di moschetto, dimostrarono loro almeno che avevano aperte le porte alla loro forza brutale, ma che giammai il bombardator fanciullo li avrebbe ridotti alla servilità di inchinarsi al suo nefando altare. Tutte le porte delle case, tutte le finestre, tutte le botteghe erano chiuse, le vie deserte.
Brescia presentava un aspetto tetro e maestoso come quello d'una tomba. Dessa avrebbe col suo contegno inspirato rispetto a chiunque fosse suscettibile di umani sensi, ma la sfrenata soldatesca che la percorreva, edu-