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citi a spese del comune. Però la Commissione non potè compiere il suo lavoro, e si può affermare soltanto che i guasti furono molti, quali avrebbero bastato ad atterrire una città d'egoisti, ma i Bresciani continuarono ad accogliere ogni colpo col grido di viva l'Italia , e col suonare a stormo. Alcuni più arditi si spinsero sulla ascesa che conduce al castello, appuntarono ed uccisero parecchi cannonieri, e frattanto diedero campo a costruire altre barricate più sotto la rocca, stringendola da presso. Verso sera uscirono in un certo numero a molestare gli avvamposti degli Austriaci vicino a Sant'Eufemia. Lo scontro fu serio, si ebbero parecchi morti e feriti da ambe le parti, i nostri furono per un momento avviluppati dal nemico, ma vi si tolsero di mezzo e lasciarono solo cinque prigionieri, fra i quali il coraggioso loro capo Speri, che poco dopo, quasi per miracolo, riuscì a trarsi in salvo. In quello scontro micidiale lo stesso generale Nugent riportò una ferita di cui morì alcuni giorni dopo.

La città era intanto ansiosa di conoscere gli avvenimenti della guerra sul Ticino, perchè erasi già vociferato di tradimenti, di viltà nell'esercito, dell'abdicazione del re, ed anche di un armistizio conchiuso fra suo figlio ed il maresciallo Radetzky. Ma erano notizie vaghe, incerte, poichè la Gazzetta di Milano, ognun giudichi per qual motivo, tardò fino al giorno 29 ad inserire il testo dell'armistizio. In prevenzione giunse al Comitato di difesa, da varie parti, un'altra notizia atta a dissipare l'inquietudine sparsa da quella prima. Si annunciava che era sì avvenuta l'abdicazione ed il giorno 24 erasi conchiuso l'armistizio, ma le Camere avevano dichiarato nullo l'armistizio, destituita la dinastia, eletto Chrzanowski a dittatore, e questi aveva


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