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sconfitto compiutamente gli Austriaci, obbligandoli a conchiudere una capitolazione in cui stipulavano di ritirarsi in Verona, e di cedere Mantova e Peschiera. Si aggiunse poi, che erasi accordato il passaggio alle truppe austriache per le città lombarde, e che, onde non esporle ad esser tagliate a pezzi dagli insorti, erasi convenuto di non farne ufficiale comunicazione sino al 3 aprile, in cui la Lombardia doveva esser sgombra e doveano entrarvi i Piemontesi. Colla stessa ragione spiegavasi l'insistenza a tener occupata l'insurrezione in Brescia onde non scendesse al basso a togliere agli Austriaci la ritirata per la consueta strada di Cremona. Queste notizie certo singolari, ma per nulla contradette dai fatti ed architettate con diabolica previdenza, furon credute, perchè annunziate da persone degne di piena fede, che assicuravano persino d'aver letta la capitolazione, stampata per indiscrezione d'ufficio. E quelle persone furon certo informate da altri, or non giova dire con quali arti, e lo stampato esiste, ne è ancora il momento di indagare da quali torchi uscisse. Verrà tempo che la luce sarà fatta, nè per aspettare, i traditori perderanno nulla di ciò che hanno meritato. Intanto non vogliamo tacere che una grande responsabilità pesa sull'attuale Ministero torinese, il quale, per quanto ignaro di quelle turpissime insidie, doveva pur pubblicare o almeno far conoscere alla povera Brescia, tanto compromessa, e far conoscere in tempo la verità dell'armistizio. Or noi abbiamo sott'occhio una lettera autorevole, che afferma non essersi saputo lo stato vero delle cose a Torino stesso, e nemmeno dal Ministero Rattazzi, nè il 26, nè il 27. E quando si seppe l'armistizio, il nuovo Ministero Pinelli accondiscese soltanto il 29 a chi gli faceva vive istanze perché pensasse a Brescia. Promise


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