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anzi, che si sarebbe interposto fra gli Austriaci e i cittadini, onde alleviare la sorte di questi. Ora odasi da uno di quei pietosi sollecitatori come fu tenuta la promessa. "Abbiamo rinnovate istanze presso il ministero e presso il re onde un individuo, rivestito di carattere ufficiale, assumesse l'incarico di ammansare quella belva di Haynau (il 29 sapevasi a Torino che Hayuau si avvicinava a Brescia colla sua divisione, ciò che a Brescia stessa ignoravasi); allora (29 M.) mi fu risposto che si era incaricato Dabormida, e S.... ebbe il piacere d'incontrarlo a Torino in istrada (il 31 M.) e di sentirsi a dire che Pinelli non gli aveva dato alcun incarico in proposito. Viva Pinelli, viva il re!" Ma non che un intercessore, non fu pur mandato un messaggio; onde non fa meraviglia se il Comitato e la città credettero alle false notizie e fino all'ultimo le ritennero per vere.
Il Comitato stampò un proclama in cui fece conoscere il creduto stato di cose. Disse non avere sino a quel punto parlato di politica, intento come era alla difesa ed alla guerra, ma dietro quelle notizie proclamare adesso Carlo Alberto traditore e Chrzanowski salvatore d'Italia. Sino a quel momento tutta la parte non corrotta politicamente, n'è privilegiata, nè ingorda di privilegi, ciò che insomma costituisce il popolo, fatte quelle poche eccezioni d'uomini deliberatamente ascritti ad uno o ad un altro partito, aveva combattuto innanzi tutto per l'indipendenza italiana. È vero che per una onesta illusione non vedeva come l'indipendenza non si può avere nè dai re nè dai nobili; è vero che in generale si credette il Piemonte potesse salvarci dagli Austriaci; forse Brescia si sarebbe data a lui, se veramente liberatore. Ma quest'anno non appariva quella pronta e credula soggezione, che l'aristocrazia bresciana, for-