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s'anche per falso spirito di municipalismo, Spiegò nel 1848, e che seppe sì bene imporre al popolo, facendolo suo complice innocente. Nel 49 il popolo approfittava dell'occasione che si offriva; avrebbe più tardi fatti i conti con chi gli assicurasse l'indipendenza d'Italia; intanto voleva, almeno per la sua terra e pel momento, conquistarsi da sè la liberazione. E, come avversa ad essa, temeva col suo naturale istinto quella classe di cui avea scoperte per prova le incorreggibili magagne. Onde protestò più volte al Comitato di difesa, che guai a lui se avesse patteggiato con quegli uomini servili, ed avesse affidato alcun incarico ad un membro dell'antico Governo Provvisorio o dell'antico Comitato di guerra. Con tali disposizioni, è naturale che il dì 29, quando il popolo seppe il tradimento di Carl'Alberto, tosto si volgesse spontaneamente all'idea di repubblica. Da quel punto il popolo combattè per essa sino in ultimo, e presto s'avanzò contro il nemico con molte bandiere rosse, che in Italia sono soltanto il simbolo di repubblica opposto ai tre colori orinai stuprati. Quelle bandiere furono portate intorno per la città fra il suono dei tamburi e le grida prorompenti di: viva l'Italia, viva la repubblica .

Questo nuovo pensiero e le false notizie infervorarono i cittadini, i quali durante il 28 e il 29 molestarono continuamente il castello, sdegnati, invece che sbigottiti, dal precedente bombardamento. Dal castello, per risparmio di bombe, si lanciavano a lunghi intervalli alcune cannonate con pietre grosse e di mitraglia. I nostri uccidevano altri cannonieri e s'apprestavano ad avanzarsi. Intanto gli uomini appostati nei ronchi combattevano incessantemente le colonne di Nugent, e sempre le respingevano. Dalla città facevansi frequenti sor-


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