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tite contro le truppe avanzatesi da Sant'Eufemia, e in quei vigorosi assalti molti nemici ebbero a morire, finchè il giorno 30 il Comitato vietò le sortite onde non si sbandassero i difensori.

Nella notte dal 30 al 31 giungeva da Padova a Rezzato Haynau con cinque ufficiali, e, protetto dalla nebbia, si trafugava in castello per la porta di Soccorso. Verso le nove del mattino spediva Haynau dal castello due gendarmi con un dispaccio, nel quale intimava, alle stesse dure condizioni già poste da Nugent, la resa della città entro due ore, trascorse le quali minacciava di distruggere Brescia, e conchiudeva che i Bresciani conoscevano Haynau e sapevano come egli mandi ad effetto le sue minacce.

Il Municipio spedì a lui pure una Commissione composta di quattro cittadini, i quali gli facessero conoscere quei che si credeva a Brescia degli avvenimenti della guerra, gli consegnassero i proclami in cui davasi come certa l'ultima capitolazione fra Radetzky e Chrzanowski, e domandassero un armistizio di 48 ore finchè si fossero chiarite le cose. Haynau rispose saper tutto , non voler accordare alcun armistizio, solo allungare di due ore il tempo stabilito col suo dispaccio per la consegna della città, e congedò i commissari colle solite umane conclusioni.

Fatta conoscere al popolo, accorso in folla al Municipio, questa risposta di Haynau, si ripeterono alte grida di sdegno, e si rinnovò la promessa di piuttosto perire che arrendersi. Il Comitato di difesa, conosciuta la determinazione generale, si affrettò a disporre la disperata resistenza, fece distribuire uno straordinario numero di cartucce e rinforzò tutti i posti più importanti della città.


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