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ria di un combattimento nel quale morì più che un migliaio de' nostri nemici? Che valsero contro il tradimento? oh! quanti e quali furono i traditori!
Nè possono addurre la scusa triviale, che ben si sapeva il moto di Brescia puzzar di repubblica. Noi lo ripetiamo: non si parlò di quel governo, non lo si volle, finchè si ebbe una speranza nei regi. In principio si pose anzi ogni cura onde agire d'accordo coll'esercito regio. Ne sia testimonianza non sospetta il bombardatore La Marmora. Divolgatosi in Brescia, il giorno 25, che a Lodi eranvi duemila prigionieri piemontesi, il Comitato di difesa avvertiva del fatto La Marmora, che allora sapevasi a Parma. Siccome quei prigionieri potevano essere avviati alle fortezze tanto per lo stradale degli Orzi, come per quello di Cremona, il Comitato annunciava che per lo stradale degli Orzi Brescia aveva già tutto predisposto affine di liberare i prigioni, se vi passassero; pensasse il generale a varcare il Po, e mandar truppe sulla via di Cremona. Il Comitato in pari tempo gli chiedeva consigli, e lo pregava a porsi in relazione con Brescia. La Marmora rispondeva seccamente, che non si poteva movere, e che Brescia pensasse ed agisse da sè. Nemmeno una parola di simpatia per la città, nemmeno un cenno dei prigionieri. E quanto a questi non conveniva a La Marmora che fossero per allora liberati; lo dovevano esser più tardi con quei patti vergognosi che tutti sanno. Ma intanto s'ebbe cura almeno di salvare la pietosa città mandandole le vere notizie? Rispondano i fatti da noi narrati.
L'Emigrazione Bresciana.