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l'onore perchè nel marzo del 1848, combattè e cacciò e inseguì la grossa guarnigione che la teneva, e mandò una bella schiera de' suoi a soccorrer Milano; e nell'agosto successivo, abbandonata da chi era stato mandato per reggervi un'estrema difesa, e vuota di giovani, pure fu l'ultima città a cui gli Austriaci osassero accostarsi; e non v'entravano, come altrove, nè pregati, nè patteggiati. Ma certo i miracoli, che quest'anno vedemmo, Brescia gli avrebbe potuti compire in tempo più accettevole, e così darci terminativa la vittoria del marzo, o impedire il subito sfascio dell'agosto, se anche allora, come troppe altre volte, quelli, a cui correa debito d'insegnare anzi di comandare l'eroismo, non avessero creduto che il sommo della virtù politica stesse nella prudenza la quale nelle rivoluzioni e nelle guerre di popolo è lo spegnitojo delle passioni audaci e dei disperati ardimenti, a cui soli è dato di far violenza al destino.
Durante i quattro mesi in cui con tanto malaugurata mollezza si combattè tra il Mincio e l'Adige, Brescia, che subito s'era legata di promesse e d'amore al Piemonte, e mal soffriva che si frammettesse un lungo giro di tempo e di pratiche prima di proclamare l'unione che le pareva comandata dalla necessità della guerra e dal voto della