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federazione italica, e pegno di guerra. Altri coscritti e disertori soccorse di danaro e di
consigli, perchè in quell'aspra stagione potessero annidarsi per entro le valli meno accessibili, e indurarvisi alle armi, e alle abitudini della guerra di stracorridori e di guerriglieri. Intanto in città, sotto gli occhi della polizia militare, che nel suo codice non avea scritta altra pena fuorchè la pena di morte, in mezzo a un nugolo di cagnotti e di delatori per danaro e per terrore, correvano letti, ricopiati, imparati a memoria certi foglietti a stampa che mandavano i fuorusciti, ove brevemente si narravano le speranze della buona causa italiana, indicavansi gli ostacoli, si incuoravano i buoni, si minacciavano i seminatori di scandali e gli uomini venali. Questi fogliuzzi, che non tanto creavano quanto esprimevano i sentimenti popolari, diedero occasione e modo di riconoscere la mirabile e profonda concordia degli animi e la forza, infino allora latente, della opinione. I tristi impaurirono, gli astuti assecondarono, gli incerti e i tiepidi si rinfrancarono; e una vasta, universale, muta, ma nondimeno quasi direbbesi pubblica congiura, si venne ramificando e rassodando senza bisogno di assembramento e di complicate affigliazioni. Così, nel mentre il Comitato segreto attendeva con infi