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della vendetta e della libertà. Infine la primavera s'avvicinava: ribolliva il sangue; crescevano le speranze, e colle speranze i timori; il 14 marzo giunsero notizie che l'armistizio tra l'Austria e il Piemonte era stato disdetto due giorni prima a mezzogiorno; che il 20 comincierebbero le ostilità; che i fuorusciti sarebbero entrati coll'esercito e prima dell'esercito; che cento mila soldati italiani stavano sul Ticino. Il dì 16 la guarnigione austriaca partiva, lasciando un buon polso di soldati a presidiare il castello, che poco inanzi era stato munito di grosse artiglierie. Coi soldati stranieri scomparvero i cagnotti d'Haynau e d'Appel, le spie più notorie, e i pochissimi partigiani dell'Austria. Nell'aria tutti fiutavano la imminente tempesta; anzi tutti maravigliavano che non fosse per anco scatenata. I Bresciani vivevano in piazza; il popolo intiero era in piedi, tutt'orecchi e tutt'occhi; ma pronto come una sentinella. aspettava come una sentinella il comando. Perocchè in quei giorni indimenticabili tanta era la fede in Dio e nella patria, che Dio e la patria erano quasi a dire visibili a tutti: e niun altro timore o dubbio si avea, che quello di parere per intemperanza di coraggio o troppo impazienti, o poco disciplinati.

Appena che il terzo Corpo dell'esercito


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