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Ormai il dado era tratto: e però con ottimo avvedimento i capi del Comitato divulgarono quei segreti che insino allora s'erano andati dubbiamente bucinando, e recate al Municipio le copie dei dispacci del Ministero e della Commissione insurrezionale di Torino, aprirono tutto l'ordine delle congiure. Quasi nell'ora istessa giungevano dal Piemonte alcuni principali fuorusciti bresciani, dando certezza che già molte armi e munizioni erano in sulla strada d'Iseo, che le colonne degli emigrati movevano sopra Bergamo, che in breve il campo degli insorti sarebbe raccolto d'intorno a Brescia: infine portavano liete non pur novelle, ma testimonianze della guerra, rotta da tre giorni coll'ingresso delle divisioni piemontesi in Lombardia per la via di Magenta, e che in quel dì stesso, incredibile non che a supporsi neppure ad immaginarsi, finiva sui campi di Novara. La certezza delle armi vicine, e le speranze buone infiammarono il popolo maravigliosamente, il quale, sdegnoso d'ogni indugio, gridava concorde che si smettessero le pratiche e si venisse al ferro. Allora si cominciarono a vedere per le contrade quei fucili arrugginiti, che per sette mesi sotto le minaccie dalle legge marziale erano stati guardati a rischio di vita, spettacolo minaccioso e commovente, che


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