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rimaneva in guardia del capitano Lehske con 500 uomini. che poi il giorno 23 s'accrebbero di 40 fra gendarmi e convalescenti.

Quando giunse al Lehske novella che la città si era levata a rumore, egli gettò, quasi

per saggio, dieci bombe, che non recarono danno notabile. Alle quattro mandò al Municipio, che rendesse i prigioni. Un'ora dopo, altro ordine di mandare tosto sciolti i prigioni e tornare all'ubbidienza: se prima di notte non fosse fatta ragione alla domanda, palle e bombe. Il Saleri chiedeva tempo a pensare, a provvedere, a persuadere; dava in pegno la sua fede per la vita dei prigioni; e intanto convocava i consiglieri comunali, e s'imgegnava per ogni via a guadagnare qualche ora di respiro. Ma il Tedesco era duro, e più duro il popolo: tantochè messi e lettere e preghiere poco fruttarono da una parte, e meno dall'altra.

A mezzanotte, quando già la città era tornata alla quiete, il Lehske, come ne aveva dato parola, cominciò a bombardare: e durò due ore quel rovinìo. Ne infuriavano i cavallereschi Bresciani, a cui non parea essere secondo le giuste e onorate leggi di

guerra quella tempesta di fuoco lanciata a caso per le tenebre della notte, e paurosa e mortifera, più che agli uomini vigili ed armati, alle donne ed ai bambini dormenti.


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