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volte riprese il bombardamento: la prima volta in sull'alba, per dar agio a' suoi messi di passare col favor del disordine traverso i posti bresciani, la seconda poco oltre il mezzodì: ma l'una volta e l'altra assai mollemente, perchè anche gl'Imperiali stavano con timore ed ansietà grandissima attendendo avvisi dal campo: i quali a dir vero giunsero in quel dì medesimo anche in città e recando il fatto di Mortara e la prima fuga dei Piemontesi; ma i Bresciani giudicarono quella essere un'avvisaglia di nessuna importanza, e non accolsero nell'animo troppo generoso alcuna codarda dubbiezza.
Passò il dì 25 quieto più che le circostanze non paressero concederlo. Tacque il castello: la città preparava le armi. A crescere il numero e l'animo dei difensori calavano dalle armigere valli parecchie centinaia di Triumplini, Valsabbini e Pedemontani, sui quali i capi della congiura avevano fatto assegnamento, armandoli e ordinandoli con infinito pericolo prima che si rompesse la guerra. Ma gli ajuti aspettati dalle altre provincie non venivano, e i pianigiani non davan sentore di volersi levare; nè dal teatro della guerra giungeva notizia d'alcun fatto importante. Ben sulla sera fu predato il corriere che dal campo portava lettere di privati e dispacci da Verona. Con quanta an