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li a parlamento. Assentì il generale, e, ascoltati i parlamentarii, loro sfacciatamente rispose che voleva entrare in Brescia per amore o per forza, e che dava tempo quattro ore a rispondere: intanto per misericordia avrebbe frenato i soldati, e comandato silenzio ai cannoni.
Le superbe minaccie furono dai parlamentarii riferite al Comitato di difesa, il quale volle averne il voto del popolo. E qui veramente si vide quanto possano in un popolo meritevole di questo nome il magnanimo sdegno e l'amor di patria. Da tutta quella moltitudine, che era convenuta in sulla gran piazza al tumultuario comizio, non uscì voce che non fosse degna di Brescia. E benchè le notizie della guerra corressero ancora dubbiose e a moltissimi paresse pericolosa la condizione della città, la quale lontana e incerta degli amici, pressochè inerme, e al tutto sprovvista di cannoni e di milizie regolari, trovavasi avere sopracapo il castello, e alle porte un nerbo di agguerriti nemici che signoreggiavano la campagna, pure tutti, come fosse inspirazione di naturale istinto, trovaronsi concordi nel pensare che Brescia s'avea a difendere fino all'estremo. Ed era mirabile a vedere con che virile impeto le donne stesse confortassero i mariti e i figli a non lasciarsi smuo