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rafforzarono le barricate, e murarono le porte, meno quella di S. Giovanni che guarda Milano, e però dovea tenersi aperta ai soccorsi, e quella di Torrelunga che guarda a S.ta Eufemia, e si volle tener dischiusa alle sortite. Oltre a ciò proibirono strettissimamente che alcun cittadino uscisse di città senza un passaporto del Municipio, rnandarono lettere a' sacerdoti che predicassero per tutta la provincia la guerra di popolo, e diedero facoltà ai parrochi di disegnare le famiglie povere, che nei giorni della battaglia dovessero venir mantenute dal pubblico erario.

In mezzo a quel generale fervore giungevano in città, quasi a confermare i generosi propositi, alcune bande armate di valligiani, e un grosso traino che recava parte dei fucili e delle munizioni dal Ministero torinese assegnate ed avviate alla bresciana provincia. Le armi, che bellissime erano, vennero distribuite a festa, ed impugnate con animo tanto più volonteroso, in quanto divulgavasi allora, per lettere venute da Codogno, la lieta e creduta novella d'una gran vittoria piemontese. Ond'è che quando in sulle due pomeridiane il cannone tedesco e le campane bresciane cominciarono il loro concerto, tutto il popolo, senza più dubitare, corse alle barricate ed alle mura acclamando viva alla


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