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Il dì 27 sorgeva con ottime speranze. S'aspettava d'ora in ora Camozzi co' suoi Bergamaschi e colle bande dei fuorusciti; dal Ticino non giungevano notizie certe, ma nessuno pensava che di là avessero a giungere altre notizie se non buone: Nugent avea avuto il giorno prima una dura lezione. E difatto già era passato il mezzodì, e dal campo nemico niuno rifiatava. Ma seppesi poi, che attendevano rinforzi di uomini e di cannoni; e appena gli ebbero, mossero l'avanguardia verso porta Torrelunga. Il Comitato di difesa, volendo risparmiar sangue e guadagnar tempo, aveva quel dì preso ordine coi capi delle bande bresciane che non s'uscisse all'aperto.

Durò l'attacco quasi tre ore; e come fu micidiale ai nemici che procedevano in sullo stradale e spesso erano bersagliati di fianco dalle bande dei disertori appostati sui Ronchi, così sarebbe riuscito quasi incruento ai Bresciani se il Lehske battendo co' fuochi del sovraeminente castello la fronte interna di porta Torrelunga e fulminando le vie adiacenti, non avesse con più centinaia di bombe e di granate recato un danno gravissimo alla città, e posti i difensori della porta in fra due fuochi. Nè però se ne sgominarono: che anzi pareva in essi crescer l'animo, quanto più cresceva il pe


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