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scorta di un battaglione del reggimento Baden. Sentiti i casi di Brescia e lo smacco che le armi imperiali ne soffrivano, si era l'Haynau mosso segretamente da Mestre, dove reggeva il blocco di Venezia, e soprarrivato improvviso agli avamposti di Santa Eufemia, con meraviglia dello stesso Nugent, recossi in mano il comando dell'assedio, e prestamente divisò come compiere l'eccidio di quella città cui pochi mesi prima aveva bistrattata e insultata sì bassamente, che i Bresciani con altro nome chiamar nol solevano che con quello di jena.
Fu la notte quieta per Brescia, quanto esser poteva tra i gridi d'allarme, le fucilate delle scolte, il rintocco delle campane a stormo, e il barlume dei morenti incendii, che i Croati avevano la sera accesi nelle case dei Ronchi, quasi per documentare a lor modo che ne avevano preso signoria. Il mattino del giorno 31 sorgeva tristo e nubiloso. I cittadini, già fattisi alla vita soldatesca, erano tornati ai loro posti aspettando l'assalto, e più diligentemente guardandosi con doppie scolte, perchè il nemico non si vantaggiasse d'un nebbione assai fitto, che toglieva la vista dei colli e delle strade suburbane: quand'ecco poco appresso le 9 ore antimeridiane calar dal castello alcuni soldati preceduti da una bandiera bianca. Ne