87

non rimaneva ai Bresciani se non quella di respingere la forza colla forza. E come il tempo e l'impazienza del popolo pressavano, il Sangervasio, uscito in sulla loggia del palazzo municipale, alla fremente moltitudine di che era gremita la gran piazza e le circostanti vie e le finestre delle case e infino i tetti, accennò di voler parlare. Si fè silenzio come per notte alta. Il Sangervasio rispettoso e grave lesse senz'altri commmenti l'intimazione di Haynau, narrò quello che ai parlamentatii era intervenuto. Quando fu a riferire le superbe parole dell'Austriaco, e le due ore concedute perchè Brescia si risolvesse a darsi vinta per paura, levossi un grido solo, formidabile, che parve volesse passare il cielo: Guerra! vogliamo guerra! e n'andò il suono fino ai colli suburbani, ed al campo nemico. Era il mezzogiorno. Dato il grido e il voto, il popolo tacque e si sgruppò: sicchè in pochi minuti la piazza rimase muta e deserta. Correvano gli uomini pei loro quartieri e alle case a prendere la armi, ad afforzare i serragli, a mettere gl'infermi ed i bambini in salvo nelle cantine, e a dare gli ultimi baci e gli ultimi consigli alle donne, le quali per la gravezza del pericolo, animosamente apprestavano le armi virili e le proprie: cartucce, sassi, tegole, acqua bollente.


Inizio - Start
www.brescialeonessa.it