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insidie cittadine, comandò che si fermassero e si fortificassero nei posti che avevano con tanto sangue acquistati. Ma in sostanza la città durava ancora pressochè intatta, perchè i nemici dal lato di Santa Eufemia erano stati ricacciati fin sulle mura ed alla soglia di porta Torrelunga, nè dentro la porta S. Alessandro avevano potuto far alcun progresso di considerazione alla scesa del castello poi appena tenevano quell'estremo lembo del quartiere di S. Urbano, dove erano stati tirati ad arte. Alle porte di S. Nazzaro e di S. Giovanni v'era stato piuttosto simulacro e fracasso, che pericolo d'assalto; a porta Pile, per la prossimità del castello, e pel giuoco delle soprastanti artiglierie, era riuscito più aspro il combattere degli Imperiali, e più onorata ai Bresciani la vittoria.
Ma atroci consigli agitava il Tenente Maresciallo il quale, sapendo come il dì appresso tutto il terzo corpo dell'esercito con fioritissima artiglieria dovesse giungere sotto Brescia, smaniava d'impazienza, e recavasi ad onta di non aver espugnata la città prima che giungesse il soccorso, quasichè quel poco d'indugio, che altri avrebbero saputo volgere a benefizio d'umanità, potesse macchiare l'onor suo, e fargli uscir di mano l'indubbia vittoria. Onde fermò di