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e le soldatesche. In sull'imbrunire adunque cominciarono gl'Imperiali a rubare liberamente le case più vicine alle mura; e pareva che la preda loro non piacesse se non era condita di sangue.

Peggio fu quando giunse in città il grosso del terzo Corpo d'esercito, borioso d'essere stato al badalucco di Novara, e chiedente che quella sua gloria gli fosse pagata in licenza e sangue. Numerava un venti battaglioni di fanti, cavalli e cannoni in proporzione. Tutte queste torme s'accamparono sulle piazze e per le contrade. Lo Stato maggiore mandò chiedendo al Municipio viveri ed alloggio: e non lasciò di far intendere che i soldati erano stanchi e riscaldati dalle marcie, corse a volo nella speranza di pur giungere al saccheggio di Brescia. Il Municipio che, minacciato e ingiuriato, per un miracolo di virtù civile non aveva lasciato il suo posto, non sapeva però come provvedere. Da alcuni dì non entravano più carni in città, e in quella pressura dell'assalto non si era neppur pensato a far pane; fuggiti, o rintanati nei nascondigli i fornaj, gli osti, i pizzicagnoli, i macellaj, morti od ancora ostinati alle ultime barricate; oscura la notte; spezzate le lampade, chiuse tutte le finestre, che le notti precedenti solevano colle loro luminarie mostrare


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