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fucilata. Durò quel tumulto, come d'un'avvisaglia d'avamposti, per alcune ore; poi svanì senza che altro per allora se ne sentisse. Seppesi poi che in quella notte si erano gl'Imperiali azzuffati colle bande del Camozzi, il quale, lasciato Bergamo quando già correvano tristi novelle della battaglia di Novara, e nondimeno deliberato di mettersi a qualsiasi rischio anzichè abbandonare i Bresciani, era pervenuto con quasi ottocento uomini, e con un buon carico di polvere e d'armi, e si era spinto co un'audace manovra e non senza sangue fino nel borgo San Giovanni, in vista della città sul declinar della domenica, quando già sugli spalti del castello e sui campanili sventolava la bandiera bianca. Nè per questo risolvendosi ancora a dar tutto perduto, s'era ritratto verso i colli, donde piangendo di rabbia e di ammirazione vedeva le fiamme di Brescia, ed aspettava se mai la notte gli portasse qualche occasione di nuocere ai nemici, e di giovare ai nostri. Ma poco oltre le dieci e mezzo gli Austriaci, sugli indizii di una spia che ebbero sicurissima, di cui qui non diremo il nome perchè a punirlo non vogliamo che basti l'infamia, sorpresero e passarono al filo delle bajonette l'antiguardo de' Bergamaschi, che era postato al ponte delle Grotte. Ma non an