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fuoco e al filo della spada quelle case ove trovassero armi), vennero in sull'atto fucilati dagli Imperiali; nè loro valse pregare e chiamare in testimonio Dio e i patti della resa. Onde tutti, aspettando il saccheggio e la morte, stavano, come la notte innanzi, rintanati ed agonizzanti. Non porta, non bottega, non finestra aperta, se non dove divampavano gl'incendii, o dove le avevano fracassate i rapinatori. Quasi in niun luogo delle dolorose muraglie potevansi riposare gli occhi, che non vedessero solco di palla o di scure, traccia dì fuoco o macchia di sangue. Per le vie, smosso e spezzato il lastrico di granito, sconvolto l'acciottolato, mura squarciate dalle bombe, tetti crollanti, avanzi di barricate, che, alle materie ricche talora e gentili di cui erano composte, e alla fretta con cui poi erano state atterrate e disperse, ancora serbavano indizio del primo entusiasmo e dell'ultimo spavento; scarchi di stoviglie e d'arredi rotti e sperperati come dalla pazza furia d'un turbine; e qua e là cadaveri di Bresciani e di soldati già da molte ore insepolti; e talora gruppi di donne e di fanciulli accovacciati in qualche angolo remoto, fissi, muti, istupiditi; i quali, dando immagine della morte dell'anima, erano più strazianti a vedere che i cadaveri.
Gl'incendii duravano tuttavia, e minac