129
colonnello, due colonnelli e il general Nugent, che prima di rendere l'anima a Dio chiamò nel suo testamento legataria la città di Brescia: non sappiamo se per jattanza soldatesca, o per rimorso.
Più volte il castello saettò l'incendio e la morte sulle case cittadine: delle quali trecento furono consunte dal fuoco, o guaste; e il danno passò i dodici milioni di lire. Piovvero mille seicento bombe e palle; alcune di pietra, le quali furono cagione a sperare che il Leschke avesse dato fondo alle munizioni; ma poi si vide che fu per pitoccheria. I vincitori, non contenti alle multe, ai saccheggi, ai danni dell'incendio ed alle tasse di guerra di sei milioni e mezzo, mandarono al Municipio la polizza dei proiettili e della polvere, chiedendo che la città ne pagasse le spese. Oltredichè gli intimarono di razzolare altri danari per piantare in sulla piazza maggiore un monumento trionfale ai soldati caduti sotto Brescia. E sta bene. I circa seicento Bresciani che ci morirono (e più di metà furono donne, fanciulli o inermi presi e martoriati a furore, ovvero assassinati dai giudizj militari a dispetto delle condizioni della resa) vennero spazzati via alla rinfusa: e di molti non si trovò il notizie o il cadavere. Ma è da sperare che Dio li avrà in misericordia, e i