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posteri in onore: e che verrà giorno in cui l'Italia potrà farne degnamente i funerali.(1)

Nè per sì fiero colpo i superstiti s'abbandonarono dell'animo; che anzi, consci d'aver dato al mondo un magnanimo esempio, non ruppero in discordie e calunnie, come troppo vedemmo essere avvenuto in tutte le altre sciagure italiane. Così l'eroismo porta i suoi nobili frutti; e, quando altro non può salvare, salva dignità agli animi e lume alla ragione: come si vide di questo popolo, che contento d'aver fatto l'estremo di sua possa, e sentendo che le sue sciagure non gli erano venute per manco di cuore e di senno, ma per quella legge delle forze materiali, a cui tutte quaggiù le cose soggiacciono, non provò il triste bisogno di consacrare qualche testa all'infamia per disviare da sè il biasimo e il rimorso.

E sì che i Bresciani avrebbero potuto con troppa apparenza di ragione dirsi tratti in errore da coloro, che a nome del governo del

(1) Ogni anno secondo scrive il Tosoni alla prima domenica di aprile la popolazione bresciana trae in patriottico pellegrinaggio al suo bel Camposanto, e visita reverente il sepolcreto consacrato dalla pietà cittadina e ai prodi caduti per la nostra indipendenza. Nè la generosa città mancò di erigere anche sulle sue piazze monumenti di cotante gesta, degnamente onorando i martiri delle Dieci Giornate, e quell'eroe antico che fu Tito Speri. (M.)


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