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Per tutta Europa uscì il grido dei fatti di Brescia; maravigliosi ai popoli, paurosi a quanti speculano sul letargo universale. La Francia usuraja piu giorni stette in timore, che per codesta eroica testardaggine non avesse a precipitar l'altalena della Borsa, su cui si gioca l'onore ed il sangue delle nazioni; e perciò se ne vendicò pigliando ardire co' suoi giornalisti venderecci che ai Lombardi dessero ogni mala voce per la guerra infelice, e che il moto di Brescia, sì unanime e disciplinato, colorassero come tumulto di poveraglia, e furore di matta demagogia. La Germania, pur deplorando la tigrina ferocia dell'Haynau, non seppe però difendersi da quel suo stolto e quasi barbarico culto della forza e della fortuna. Ma l'Italia, che dopo i fatti di Novara cominciava a disperare di sè stessa, imparò da Brescia come si possa colla gloria consacrare la sventura e salvar l'eredità dell'avvenire.
In Piemonte soprattutto le novelle dell'insurrezione bresciana commossero profondamente gli animi, che, inveleniti dalla sciagura, già si volgevano alle fraterne maledizioni. Il mal concetto sdegno diè subito luogo alla pietà ed all'ammirazione; e l'ira si volse contro i capi dell'esercito, e contro ì nuovi ministri, che segnando ed accettando l'armistizio non avessero pensato a Bre