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L'altra metà, la parte sud della provincia, si stacca dai colli di Rovato, di Brescia, di Desenzano, e giù giù in ampia e regolare pianura intersecata da fiumi e da innumeri canali irrigui, trova il suo limite nelle confinanti provincie di Cremona e di Mantova.

Senza raggiungere la fecondità quasi egiziana dei piani di Lodi, del Pavese e della Lombardia più vicina al Po, questa plaga della provincia bresciana è certo una delle meglio coltivate d'Italia, e se i suoi colli e le sue riviere producono vini di meritata rinomanza, i terreni della bassa , come si denominano in luogo, ossia quelli della parte meridionale dell'agro bresciano, la cedono a ben pochi nei loro prodotti e per copia e per bontà, quali il lino, le granaglie, i fieni, i latticini, per non dire della seta, perchè la coltivazione del gelso, e perciò l'allevamento regionale del filugello, è comune a tutta la provincia.

Brescia, in questo ampio territorio che descrive una specie di cono, sorge, si potrebbe quasi dire, nel suo centro, e però quale a capoluogo del territorio nella circoscrizione territoriale che le spetta, nessuna postura potrebbe a lei meglio convenire, sarebbe preferibile a quella delle falde del Cidneo, dove la fondarono i nostri antichissimi padri, i Cenomani.

Conviene dire che il genio militare dei Romani l'abbia in seguito foggiata, o corretta nel suo tracciato, giacchè chi sulla pianta ne consideri la pe-


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