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determinò, colle speranze che aveva alimentate, un sentimento, un bisogno di emancipazione politica, che più tardi, nel '48, scoppiò, quasi per consenso elettrico, in sanguinose insurrezioni, la prima gennaio a Palermo, indi in febbraio a Parigi e nel successivo marzo, quasi simultaneamente a Berlino, a Vienna, in altre città minori; da ultimo a Milano. E va osservato che mentre tali moti oltr'Alpe avevano un carattere di riforme liberali, all'interno, in Italia sopratutto intendevano alla indipendenza del paese dallo straniero, immedesimandosi nel porro unum del Balbo.

Brescia naturalmente si trovò subito in linea, combattè e cacciò ed inseguì la grossa guarnigione che la presidiava, e mandò una bella schiera dei suoi a soccorrere Milano.

Impegnatasi la guerra fra l'esercito piemontese e l'austriaco, Brescia, per la sua posizione topografica doveva essere piazza di rifornimento e più di asilo, di ricovero pei feriti dell'aspro conflitto. E Brescia si convertì subito in un vasto ospedale, le case tutte dei privati accoglievano a gara i feriti trasportati dal campo, e le nostre donne si trasformarono in suore di ausilio e di conforto.

Nel frattempo occorse un fatto di capitale importanza, che attestò sopra tutti del buon senso politico della cittadinanza bresciana. Brescia, che il 22 marzo si era eretta a governo provvisorio e l'11


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