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A questi miei concittadini, rapiti in parte da morte immatura, ed ora tutti spenti, e che rimasero fedeli all'indirizzo politico della Commissione piemontese, fu assai scarsa d'elogi la patria; io vorrei tesserne uno ed amplissimo per ciascuno di essi, perchè meritatissimo. Non concedendomelo l'armonia del lavoro, non mi ristarò tuttavia dal celebrare l'avvedutezza, il coraggio, l'operosità, la fede del dottore Guala, vero modello nel disimpegno delle sue delicate e pericolose incombenze di cospiratore capo; nè mi tratterrò dal rammentare con singolare predilezione il dottissimo ed evangelicamente pio abate Tiboni; nè meno di lui coraggiosi patrioti, furono i suoi colleghi in sacerdozio Berretta, Deruschi e Robaisini, mentre è coll'entusiasmo e la reverenza più dovuta, che io ricordo il Laffranchi, più pronto nel fare che ardimentoso nel dire, ed il Luigi Cazzago, il gentiluomo perfetto nella sua modestia, esempio insuperabile di abnegazione, di generosità, di fede incrollabile e provata, rimpetto al volubile andazzo delle turbe politicanti.

Per opera di questo Comitato spargevansi nella popolazione certi foglietti o bollettini, stampati in carta velina, scritti dal Correnti, i quali la informavano degli avvenimenti che svolgendosi mano mano, o davano luogo a bene sperare della causa italiana, o ne additavano gli ostacoli, bollettini che incuorando i buoni, mettevano in suggestione i pochi


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